Sta finalmente sbocciando, il Roseto di Murta.
Con l’arrivo del caldo estivo anche i boccioli per cui si temeva parecchio, dati gli sbalzi di temperatura degli ultimi mesi, si stanno aprendo rendendo davvero suggestiva la vista nel Cimitero Monumentale di Murta.
L’avevo visitato in una giornata ben più uggiosa e umida, alla fine di maggio, in occasione dell’inaugurazione del giardino, prima apertura al pubblico dopo quattro mesi di restauro ad opera dei volontari del comitato QuellicheaTrastacistannobene.
Una giornata decisamente più uggiosaIl comitato porta avanti un progetto veramente ambizioso, che è partito dalla raccolta firme e dalla promozione per restituire alla Val Polcevera il ponte sul Rio Ciliegio, originario del XVII secolo e andato distrutto nell’alluvione del 2014.
«Il ponte è parte del sistema di crêuze che collega Murta e Trasta, e il suo recupero potrebbe essere un percorso turistico originale e alternativo per portare i visitatori di Genova a scoprire angoli e scorci inaspettati del territorio», spiegano dal comitato. I lavori tardano a partire: il ponte è stato nominato Luogo del Cuore FAI nel 2016, e il ripristino era programmato per lo scorso febbraio… Chiaramente Ponte Morandi ha fatto saltare tutto anche in questo caso.
Mentre si attende il nuovo piano dei lavori, i volontari del comitato hanno finalmente avuto i permessi per cominciare intanto il recupero del Cimitero Monumentale a Murta, lavorando da gennaio dall’altro lato della crêuza.
Ma cosa rende “monumentale” un cimitero? Siamo abituati a pensare alle grandi dimensioni, probabilmente, poiché a Genova pensiamo subito a Staglieno, com’è logico. Invece, anche piccoli cimiteri di campagna possono meritare questo aggettivo, perché in realtà si riferisce alla funzione di museo o monumento a cielo aperto creato dall’insieme di tombe, statue e dettagli artistici e architettonici che si possono trovare in un campo santo.
Ed ecco così che anche Murta, piccola frazione genovese sulle colline della Val Polcevera, può vantare questo titolo; anzi, gli esperti che lo hanno visitato durante i lavori hanno trovato alcuni elementi inediti sulle tombe, come i portalumi, le catenelle divisorie tra le sepolture o, in particolare, le lapidi “a casetta”, tutti dettagli di stile liberty molto suggestivi.
Il cimitero è contemporaneo a quello di Staglieno, ed è stato creato sulla base dello stesso editto dei Savoia che determinava la creazione di campi santi sicuri, lontano dalle sorgenti e dalle abitazioni. Inaugurato nel 1835, i suoi registri e i nomi e le date sulle lapidi ci raccontano molto della vita in Val Polcevera di quel tempo: impressionanti i dati di mortalità (più di mille sepolture nei primi quarant’anni di attività) e la quantità di bambini sepolti in questo luogo.
Ci sono anche storie curiose, come la signora morta per “investimento automobilistico” a Bolzaneto nel 1934. Tra le sepolture più notabili, quella di Maria Antonietta Massuccone Mazzini, sorella di Giuseppe Mazzini.
Dopo la dismissione negli anni ’90, il cimitero è stato lasciato all’incuria e ai vandali: i volontari hanno trovato molte tombe aperte o distrutte, le lettere strappate via dalle lapidi, e nella camera mortuaria tracce di un incendio che farebbe pensare a qualche rito satanico. Oltre a una vegetazione incolta e senza controllo, che stava inglobando tutte le sepolture.
Il recupero consiste nella pulizia e nella manutenzione dello spazio, nel recupero di quanti più frammenti di lapidi e ossa trovati sul terreno e nella riscoperta delle persone dietro ai nomi riportati sulle lapidi. In alcuni casi le famiglie sono state trovate e stanno partecipando al progetto. In generale però si vuole mantenere la patina del tempo, senza effettuare un restauro troppo aggressivo che snaturi il luogo.
E nel frattempo, sono arrivate le rose: l’idea è trasformare un cimitero in un giardino, una proposta che forse abbraccia più la concezione del nord Europa o anglosassone che la nostra, eppure che genera un connubio molto suggestivo.
Le rose sono tutte cinesi, scelte e ordinate grazie alla collaborazione di due note rodologhe, Rita Oliva e Nicoletta Campanella. Il profumo e i colori delle rose donano una dimensione del tutto nuova al Cimitero Monumentale. E saranno il filo che legherà Murta a Trasta, nel progetto del comitato.
«L’idea sarebbe creare la Via delle Rose: da Trasta s’imboccano le crêuze fino al Ponte sul Rio Ciliegio, per poi salire verso Murta lungo quella che oggi si chiama Via Asilo Infantile, costeggiando le tante ville e dimore storiche che raccontano il passato di questa collina come luogo di villeggiatura per i genovesi abbienti», spiega Sabrina Masnata. «Così si arriva fino al Cimitero Monumentale e, proseguendo, fino alla Chiesa di Murta e, sul piazzale, il Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, anch’esso in stile liberty. E da qui, si possono prendere i sentieri che si snodano da Murta e che sono stati puliti dal CAI Bolzaneto».
Una rete pedonale ricca di storia e tradizione, nei profumi delle rose. Un progetto che potrebbe davvero diventare un’attrazione turistica nel rispetto del territorio.
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