La H è muta, e non c’è pace a Campomorone: i genitori e i pendolari denunciano i nuovi tagli alle corse pomeridiane e mattutine ATP, dopo che il mese scorso il Sindaco Giancarlo Campora si era attivato personalmente per risolvere un disservizio ciclico, ossia la mancata coincidenza tra mezzi su gomma e su rotaia a Pontedecimo.
È lo stesso balletto ogni anno, purtroppo. L’azienda del trasporto pubblico extraurbano attende la settimana in cui comincia la scuola per pubblicare l’orario del servizio invernale. Immancabilmente alcune corse “calde”, quelle più utilizzate, risultano incompatibili per pochi minuti con gli orari del servizio ferroviario. I cittadini si lamentano.
Gli enti che ricevono le lamentele alzano la voce. L’azienda nicchia e poi cerca di riorganizzare l’orario in modo che gli studenti, in particolare, non debbano partire con ore di anticipo per arrivare a scuola in tempo.
Tuttavia, saltano le corse di collegamento con il treno delle 7:33, e anche quelle del pomeriggio risultano ridotte, tanto che i genitori cercano di ottenere dalle scuole superiori i permessi di uscita anticipata perché i figli non debbano rimanere anche due ore in giro senza un mezzo per rientrare a casa. Spesso non riuscendoci.
Non si può accontentare tutti, forse, eppure è sempre abbastanza curioso come non si vada incontro alle necessità di una fascia di popolazione delicata come i liceali che, in particolare, sarebbe importante educare a usare il più possibile il trasporto pubblico.
Parliamo infatti di una fascia d’età in cui si comincia a cercare i propri spazi e in cui anche l’indipendenza negli spostamenti è fondamentale – e in valle sappiamo come anche solo muoversi da una frazione al capoluogo comunale, senza nemmeno arrivare a Genova, può essere complicato.
Da qualche anno a questa parte invece i ragazzi sono sempre più costretti a dotarsi di un mezzo privato – di solito la classica “ape” – o a chiedere ai genitori di portarli e riprenderli a ogni appuntamento delle loro vite sempre più intricate, con conseguenze anche sulle famiglie.
La ciclicità e l’inasprimento del problema irritano sempre di più le famiglie: a che scopo fare un abbonamento ai mezzi pubblici – seppur quest’anno coperto al 65% dal MIUR, va detto – se poi devo accompagnare mio figlio in stazione perché con la corriera non fa in tempo a prendere il treno, o deve tornare a casa a piedi?
È un’ottima domanda, anche nell’ottica di incentivare sempre di più i cittadini della Val Polcevera a ridurre l’utilizzo dei mezzi privati e affidarsi al servizio del trasporto pubblico. È un bel salto nel buio, se poi si ritarda al lavoro o a scuola, dove i responsabili non solo non accetteranno il ritardo cronico, ma suggeriranno una soluzione semplicissima: prendere la corsa precedente…La questione che lascia più spiazzati è che c‘è un problema, apparentemente, di comunicazione tra i vari attori della vicenda: perché ogni anno i Comuni della valle non vengono coinvolti al momento di stilare il nuovo orario? Per altro, i treni sono pressoché immutati da almeno un decennio a questa parte, forse sfasati giusto di una manciata di minuti.
O perché appunto, non può rimanere di riferimento l’orario “2.0”, dopo gli accorgimenti del caso? Considerando che i Comuni dell’alta valle pagano una cifra consistente per mantenere almeno alcune corse per le frazioni più piccole, a maggior ragione si fa fatica a capire perché con il rapporto economico non si possa gestire anche l’orario congiuntamente.

Altra vicenda che sta tenendo banco nelle ultime settimane è l’annuncio di Banca Carige di chiudere alcune tra le filiali più piccole sul territorio genovese, tra cui quella a Mignanego in via Piave.
In questo caso il Sindaco, Maria Grazia Grondona, ha comunicato direttamente via Facebook lamentando una mancata sinergia tra l’Istituto di credito e il territorio, e avviando una raccolta firme per chiedere che la filiale sia preservata. L’ufficio relazioni pubbliche Carige, raggiunto al telefono, fa sapere che l’iniziativa non sarà sufficiente per evitare la chiusura.
«La filiale esegue un volume di operazioni che non giustifica il mantenimento dello sportello», è la spiegazione laconica che riceviamo. «Purtroppo, la banca deve ragionare in termini di impresa, soprattutto se ci sono altri due sportelli a pochi chilometri di distanza. Questo è un territorio con poche aziende, e solo una piccola parte si relazionano con noi, perfino il Comune ha la tesoreria in un altro istituto – perfettamente legittimo, ci mancherebbe, ma questo dimostra che la filiale non è poi così indispensabile su questo territorio».
Forse, oltre alla firma, sarebbe dunque utile andare ad aprire un conto in filiale, in parole povere.È un discorso ragionevole, se non lo si mette a sistema con gli altri problemi del territorio. Se torniamo alle corriere sempre più sporadiche, vediamo che per chi non guida anche fare quei pochi chilometri per raggiungere lo sportello a Pontedecimo o a Busalla diventa un’impresa.
Come ha inoltre scritto Giuliano Graziani, sempre su Facebook, candidato sindaco sconfitto alle ultime elezioni di maggio, la banca che chiude è solo l’ultimo sintomo di un territorio poco attrattivo, da cui aziende – e residenti – vanno via, spostando così anche denaro e ricchezza… e di conseguenza servizi.
Se si vogliono mantenere servizi erogati da privati, è necessario che i luoghi dell’Alta Val Polcevera tornino ad essere attrattivi. Si parla di un’inversione di tendenza importante, chiaramente, che richiederà grandi investimenti e un cambio di punto di vista… Ma che è necessaria per contrastare la desertificazione urbana e sociale che questo territorio sta vivendo da anni.
Intanto a Pontedecimo si annuncia la chiusura del “doppio turno” di Poste Italiane, un altro sportello che sarà fruibile solo in orario mattutino. Dunque per spedire una raccomandata nel pomeriggio sarà necessario scendere fino a Bolzaneto. Un altro tassello che la valle perde nel panorama dei servizi alla cittadinanza.