Il Prof. Alberto Maria Benedetti, 47 anni, insegna diritto privato nell’Università di Genova; è sposato e ha un figlio di quattro anni. Ha vissuto molti anni tra Isoverde, dove vivevano i suoi nonni, e Pontedecimo, dove risiedevano i suoi genitori e dove tuttora abita la madre. Lo scorso 19 luglio è stato eletto dal Parlamento quale componente del Consiglio Superiore della Magistratura, organo di autogoverno dei giudici, sfiorando, alla fine di settembre, l’elezione alla vice presidenza. Il nostro giornale lo ha intervistato in esclusiva per avere da lui le prime impressioni su questa nuova esperienza.
Professor Benedetti, il 27 settembre lei ha sfiorato la possibilità di essere eletto Vice Presidente del C.S.M., ma non ci è riuscito. Che cosa può dire di quel che è avvenuto?
Posso dire quel che si sa già: l’On. Ermini ha ricevuto 13 voti, io ne ho ricevuti 11, è stato eletto lui. Detta così, sembra, e forse lo è, una risposta banale e scontata; in realtà, voglio proprio significare che la normale dialettica democratica dentro un organo collegiale – com’è il C.S.M. – può passare attraverso passaggi difficili, ma che, per fortuna, si risolvono sempre attraverso un voto, espresso secondo i Regolamenti vigenti.
L’On. Ermini è stato eletto e, fin da subito, gli ho augurato buon lavoro, rendendomi disponibile a cooperare, insieme a lui, perché il C.S.M. possa funzionare al meglio e perché tutti i consiglieri possano lavorare serenamente, in uno spirito collaborativo.
L’elezione di Ermini ha scatenato un vespaio di polemiche politiche, soprattutto per la sua appartenenza al P.D. e per la sua nota militanza “renziana”.
Sì, ho letto di queste polemiche.
Ovviamente non spetta a me entrare nel merito delle reazioni politiche all’elezione del Vice Presidente.
Osservo solo questo: l’On. Ermini era nella lista dei c.d. membri laici, eletti lo scorso 19 luglio dal Parlamento. In questa lista c’era anche il mio nome. Le forze politiche hanno concordato (o, almeno, così è sempre accaduto) i nomi di questa lista, su cui hanno fatto confluire il loro voto con la maggioranza qualificata prevista dalla Costituzione: tutti gli indicati potevano quindi poi aspirare, come prevede la Costituzione, a diventare Vice Presidenti del C.S.M.
Difficile contestare ora nomi che, allora, si sono accettati o che, comunque, non si sono contestati.
Questo, naturalmente, non impedisce oggi di sollevare questioni politiche, ma che, appunto, non oltrepassano il livello della polemica politica. Tutti i componenti laici designati dal Parlamento, sul piano giuridico, erano eleggibili con pari dignità. Le regole sono queste.
Al di là delle regole, può dirsi che quella fra lei e l’attuale Vice Presidente è stata più una battaglia politica che non istituzionale?
No, non direi. Io non sono un politico, non lo sono mai stato. E direi che anche il termine battaglia può essere qui smorzato. La maggioranza dei componenti ha dato un segnale, forse sì, politico, ma non credo, onestamente, che alcuno degli elettori abbia inteso la vicenda come una lotta politica nell’accezione cui siamo abituati.
Bene, ma si tratta pur sempre di un’elezione con pochi precedenti, giunta al terzo scrutinio con due soli voti di maggioranza.
E’ vero. Raramente si sono dovuti svolgere ben tre scrutini per giungere all’elezione. Questo, certamente, si può spiegare con il particolare momento politico che vive il paese; tensioni che si possono riflettere anche su un organo di rilevanza costituzionale come il C.S.M., come già accaduto nel recente passato. Sul mio nome si è registrata una convergenza di forze differenti; è stato un passaggio importante, all’insegna della trasparenza e della chiarezza. Ma ora deve essere lasciato alle spalle: bisogna iniziare col lavoro vero, quello delle Commissioni, dei pareri, delle delibere, delle scelte concrete per migliorare la giustizia in Italia.
Pensa che questo inizio un po’ turbolento possa creare problemi al funzionamento del C.S.M.?
Non lo penso. Tutti dobbiamo tenere a mente le parole del Presidente della Repubblica che, in modo chiaro e condivisibile, ha ricordato che i consiglieri spezzano le loro radici ed esercitano il loro mandato nell’interesse esclusivo della giustizia; ognuno di noi ha le sue idee, ma devono cedere il passo all’interesse generale della collettività, al lavoro per il bene comune. La giustizia è prima di tutto un servizio al cittadino: il C.S.M. è posto dalla Costituzione a presidio di questo servizio, non certo di questa o di quella impostazione politica (e questo vale anche per i c.d. componenti togati)
Delle parole di Mattarella io non mi dimenticherò; e confido che nemmeno il Vice Presidente eletto se ne dimenticherà.
Una domanda personale, infine: è rimasto legato alla Valverde?
Ho ricordi bellissimi, legati all’infanzia e specialmente ai miei nonni, con cui ho vissuto per lungo tempo. Certamente sono ancora legato a questi luoghi e torno quando posso portandoci anche mio figlio. La Valverde ha una storia antichissima, non sempre adeguatamente conosciuta; mi fa davvero piacere che, oggi, un giornale se ne occupi in modo così approfondito, sfruttando le opportunità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione.
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