Una mattinata emozionante, quella che si è svolta al Teatro Carlo Felice ieri, lunedì 4 marzo, con 2.000 studenti delle scuole medie e superiori della Città Metropolitana per parlare di legalità.
L’evento, organizzato dal Movimento delle Agende Rosse di Genova (che ha la sua sede a Campomorone), è stato un’occasione per parlare sia del passato prossimo del nostro Paese che del suo futuro, partendo dalle stragi culminate con la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine che facevano parte delle rispettive scorte.
A questi uomini e queste donne è stata dedicata un’attenzione particolare, perché troppo spesso sono stati ridotti a morti accessorie, o doverose (come fosse parte del mestiere, morire insieme ai propri protetti), come ha ricordato l’attrice Annalisa Insarda, che ha dedicato loro un monologo emozionante: la moglie di Falcone, Francesca Morvillo, e Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro a Capaci; Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli, in Via D’Amelio.
Particolarmente toccante l’intervento di Salvatore Borsellino, che a settantasette anni ha tenuto il palco e la platea. «Mi tengono in vita la rabbia e la speranza», ha detto ai ragazzi, «la rabbia, per quello che è accaduto in Via D’Amelio e perché a oggi non abbiamo ancora la verità, né la giustizia per mio fratello; la speranza, perché sto parlando davanti a voi. È la vostra forza che mi dà l’energia per continuare».
Un momento didattico importante, considerato che i fatti di mafia che hanno sconvolto l’Italia ancora troppo spesso non sono considerati “materia di studio” adatta ai ragazzi perché troppo vicini temporalmente e troppo intrecciati con la politica. Un atteggiamento che spesso, con la giustificazione di evitare un possibile “indottrinamento”, crea giovani ignari del passato recente italiano, privi di una memoria storica e sociale che invece è fondamentale per innescare un cambiamento.
Perché il tema più ripetuto è stato il bisogno di un cambiamento che le giovani generazioni sono chiamate a lanciare: le autorità istituzionali e sociali nei loro saluti hanno ripetuto più volte l’importanza di ogni singolo, piccolo gesto che sommato agli altri può invertire la tendenza di un’Italia che perde il senso della collettività, imprigionata in un individualismo che è terreno fertile per le mafie.
«I valori per cui Falcone e Borsellino hanno dato la vita, la cultura della legalità, che deve essere sempre curata e nutrita rispettando e applicando le leggi contro l’indifferenza, che è come una morte interiore, un rifiuto della vita; la società, che non deve essere un agglomerato di individui, ma una comunità di vita, di persone, deve essere una casa», ha ripetuto il Cardinale di Genova Angelo Bagnasco, «e la libertà, intesa non come fare quello che si vuole quando si vuole, questo è capriccio, perché la libertà è dipendente dagli altri e per gli altri. Io sono libero quando metto la mia libertà insieme a quella degli altri in un atteggiamento e una dimensione di relazione e di dono».
Agli interventi di Procuratori, scrittori e altri esperti, si sono inframmezzati momenti di musica e di teatro per ricordare le vittime delle stragi. Impressionante ed emozionante la risposta dei ragazzi presenti, alcuni anche con striscioni e con un tifo da stadio, la loro presenza e l’attenzione (quasi quattro ore di convegno) che hanno tenuto in un’occasione speciale.
Un grazie a Giuseppe Carbone, che prima ancora che come responsabile del Movimento Agende Rosse locale ha dato un grande esempio come insegnante: organizzare e creare spazi di riflessione e di laboratorio umano come questo per i giovani, perché possano sviluppare una coscienza libera e consapevole del mondo che li circonda, per costruire e richiedere un mondo più giusto e un Paese più onesto, pulito e meritocratico.
«Voi, che siete cittadini del futuro», ha ammonito il Sindaco di Genova Marco Bucci, «guardate che una buona amministrazione non deve pensare soltanto a oggi, a domani, ai prossimi tre mesi, poi ai prossimi due anni, ma a quelli che saranno i futuri cittadini della città. Perché mettere i semi oggi vuol dire avere poi tra dieci, vent’anni una grande città, che sarà prima tra le città europee».
Sicuramente si è seminato bene, anche se in un terreno ostile per certi versi, in una regione, la nostra, che purtroppo è vessata da una pesante infiltrazione mafiosa, in particolare ndranghetista. Gli scioglimenti di Comuni prima nell’imperiese e, negli ultimi anni, nel Tigullio, testimoniano come la mafia sia molto più vicina e presente di quanto piaccia pensare ragionando per stereotipi, anche a causa dei porti, ingresso facile per merci contraffatte e stupefacenti – basti pensare ai due maxi sequestri effettuati negli ultimi mesi, 270 kg di eroina a novembre, 2 tonnellate di cocaina alla fine di gennaio, che sono stati ricordati anche ieri mattina.
Formare una nuova generazione più sensibile alla legalità e più attiva nella lotta alla criminalità organizzata è un obiettivo grande e difficile, e non si può che applaudire a chi lavora per portarlo a compimento.
Appuntamento al 4 maggio a Campomorone per il prossimo evento.
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