Giornata di fuoco per la viabilità in Val Polcevera

Nella prima giornata di Salone Nautico la viabilità è stata più complessa del previsto, anche a causa di due incidenti in autostrada. I problemi di traffico sono però una costante già da prima del crollo del Ponte Morandi, che ha messo in evidenza la fragilità della rete stradale polceverasca

Tutte le foto nell’articolo sono state scattate su un autobus della linea 7 tra Brin e Bolzaneto. Ho impiegato circa 50 minuti  dal capolinea per superare la rotonda della locomotiva nei pressi del casello autostradale.

Viviamo in un territorio fatto di colli di bottiglia, dal punto di vista stradale. Autostrade a due corsie con i raccordi tra A7 e A12, ma soprattutto con le strozzature in entrata e in uscita a Bolzaneto a una sola corsia, figlie di un’epoca in cui il traffico era evidentemente minore, e non si è ragionato pensando a un possibile aumento di traffico. Ma anche le strade ordinarie per raggiungere l’autostrada soffrono della stessa situazione: basta vedere la coda che si crea per entrare a Genova Bolzaneto ogni mattina.

La situazione è solo aggravata dal crollo del Ponte Morandi, perché chi percorre questo tratto di autostrada conosce bene le code in entrambi i sensi intorno a questo casello: dai cinque o sei varchi di solito aperti ci si deve spostare a destra in un’unica fila, con le ovvie conseguenze, ed immettersi in una rampa stretta e in curva per accedere alla carreggiata autostradale (aspettando un varco tra i mezzi pesanti). Poi si prosegue verso Genova, con i rallentamenti dovuti dal raccordo con la A12 e dal bivio precedente, anche grazie ai vari “furbetti” che si spostano all’ultimo da una corsia all’altra per evitare la coda, e tuttavia generandola.

In uscita non è meglio: la galleria viene spesso presa con una velocità eccessiva e con sorpassi pericolosi, malgrado la presenza del divieto, e anche qui si strozza lungo la rampa di uscita. Prima di arrivare lì il raccordo con la A12 di nuovo genera traffico. La divisione tra casello per telepass e carte e uscite per chi usa i contanti a sua volta genera molti rischi. Dopo aver abbandonato l’autostrada, si torna di nuovo a una corsia verso la rotonda, dove si creano di nuovo rallentamenti.

Non a caso due settimane prima del crollo del ponte il Vicesindaco di Genova, Stefano Balleari, annunciava che avrebbe chiesto ad Autostrade per l’Italia di intervenire sul casello di Genova Bolzaneto per ridurre la pressione su questo snodo fondamentale. Una pressione che oggi è ovviamente decuplicata, con i conseguenti costi per l’usura della strada e delle infrastrutture a essa collegate, anche a causa di distrazioni e di incidenti.

In una situazione particolarmente congestionata, ci si aspetterebbe dai guidatori maggiore prudenza e attenzione ad evitare situazioni pericolose (sorpassi azzardati, uso del cellulare, cambi di corsia senza segnalazione e chi più ne ha più ne metta. Ieri due incidenti (uno sulla A7 e uno sul raccordo A7-A12) hanno paralizzato il casello di Bolzaneto, contribuendo a creare traffico e code che si sono poi spostati sulla strada urbana. Sono ancora da accertare le cause, ma l’aumento di episodi sia in autostrada sia sulle vie ordinarie è allarmante. Tanto più che l’insufficienza della rete stradale può provocare anche ritardi nei soccorsi, quando le vie sono talmente sature di mezzi da non permettere il passaggio delle ambulanze, neanche a “sirena accesa”, come sempre nella giornata di ieri è stato documentato da residenti sui social network. 

 

Un’ambulanza si fa strada in via Pasquale Pastorino a Bolzaneto. Qui fortunatamente vi era spazio per lasciarla passare, sebbene l’operazione sia stata lenta anche con la sirena in funzione.

Tutto ciò è successo nella prima giornata del Salone Nautico, un grande evento che anche quest’anno convoglia molte risorse verso il centro città, compreso molto dell’organico delle forze dell’ordine. È forse imprudente avvicinare troppo i due eventi e legarli con un rapporto diretto di causa-effetto, tuttavia anche in questo caso i genovesi sono abituati al traffico generato in centro città e sulla rete autostradale da questo evento. E oggi, più che mai, l’autostrada è vitale per la circolazione di merci e persone, perché il blocco di questa rete scatena inevitabilmente un effetto domino che coinvolge tutti i quartieri e le zone della città, bloccate dal ponte o meno, con le conseguenze che conosciamo bene.

Non è il ponte, il problema. È il sistema di infrastrutture vecchio e antiquato per le utenze attuali, che era già messo a dura prova quotidianamente dal normale movimento dei cittadini verso il lavoro e la scuola, oggi al limite. Il ponte ha fatto da faro, in un certo senso, ha sollevato il tappeto sotto cui i problemi della Val Polcevera – e non soltanto – erano tenuti da tempo, nel disinteresse o forse nella rassegnazione generale. Il ponte ha obbligato i cittadini a vedere che le strade sono congestionate, inadeguate; che molti hanno ormai una tale sfiducia nei mezzi pubblici da continuare a subire un’ora e mezza di coda nella propria automobile, spesso occupata da una sola persona, anziché provare a prendere un autobus.

Del resto, le testimonianze di molti utenti sui social network riportano confronti severi tra il tempo necessario con i mezzi pubblici e quello impiegato con l’auto personale per raggiungere la stessa destinazione: la scelta è tra due forme di stress analoghe, senza neanche particolare variazione nelle tempistiche.

Viene anche da chiedersi: perché affidarsi a una corriera, poi a un bus o a un’altra corriera, poi a un treno, poi a un altro treno, poi a un altro autobus e impiegare comunque due ore e mezza per raggiungere il posto di lavoro, sopportando per di più la calca, il sovraffollamento, lo stress e le particolarità di decine e decine di altre persone?  Perché non servirsi della propria auto, che sebbene bloccata nel traffico porterà il guidatore dove vuole all’ora che vuole? Perché ricordiamo che nelle frazioni dei Cinque Comuni gli orari del servizio pubblico sono in molti casi rivolti alla fascia degli studenti, senza ulteriori corse. Se abitate in alcune località e volete tornare a casa dopo le ore quindici, almeno una tratta con un mezzo privato è obbligatoria.

Se a chi legge l’itinerario proposto sembra un’esagerazione, posso dire che questo è il normale insieme di mezzi di cui, ad oggi, chi scrive dovrebbe servirsi per raggiungere Campi senza usare la propria automobile. Sempre che si rispettino le coincidenze e, come i pendolari polceveraschi sanno bene, ciò non è così scontato, soprattutto per il ritorno. Le poche corse interurbane attive spesso non attendono il passaggio dei treni in ritardo alle stazioni di Genova Bolzaneto e Genova Pontedecimo, pur sapendo che molti dei fruitori della linea sono a bordo di quei treni.

Una donna di Campomorone ci ha raccontato ieri che sua nipote si è sentita rispondere da un autista che non si doveva preoccupare di aver perso l’autobus per Pietralavezzara (partito in orario sebbene il treno non fosse ancora arrivato), sarebbe presto passato quello per Isoverde. Chi è pratico del Comune in questione capirà la perplessità della studentessa a queste parole. Certo, se ci si ferma nel capoluogo comunale può essere una soluzione, ma se si deve andare verso le frazioni? Nemmeno le navette vi fanno servizio.

 

Una delle navette create per gli studenti che va verso la metro di Brin.

Ci sono più di 2.000 studenti delle scuole superiori in Val Polcevera: perché, almeno per quelli che devono raggiungere le zone più difficili (Sampierdarena in primis), non si può provare ad aprire una succursale scolastica che permetta loro di non doversi neanche cimentare col traffico intorno a Bolzaneto? Molti indirizzi delle scuole superiori richiedono laboratori e attrezzature che non si possono spostare, è vero, ma almeno per i licei, perché non affrontare il problema da un’altra prospettiva sottraendo centinaia di ragazzi alla prova della viabilità?

Ciò che il ponte Morandi ha fatto è rendere più consapevoli le persone di dover pretendere una qualità di vita migliore. Sono già sorti diversi comitati per la viabilità, l’aria inquinata e altre problematiche legate al traffico nell’ultimo mese: i cittadini di Fegino e Borzoli sono scesi in strada nelle scorse settimane con presidi per evitare che i mezzi pesanti s’inerpicassero su per la loro strada, in attesa che si attivasse la Polizia Municipale. Oggi chiedono centraline per l’aria, per monitorare la qualità di quanto respirano con l’aumento esponenziale del traffico.

La questione non è affibbiare le colpe di questa situazione, bensì offrire delle soluzioni all’emergenza ma non soltanto che migliorino la qualità della vita dei cittadini di un territorio ferito non solo dal crollo del ponte Morandi, ma da una lunga incuria.

Nei prossimi giorni la redazione comincerà a pubblicare dei video reportage sul traffico e sui mezzi pubblici in vallata, facendo esperienza diretta di quello che migliaia di pendolari devono provare ogni giorno. Proveremo anche i servizi di car pooling proposti a oggi per cercare di alleggerire la presenza di macchine “vuote” (con solo il guidatore a bordo) su strada.

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