Ugo de CresiFotografo ed Osservatore Naturalista
La regione Trentino si è posta come capofila di un pool di Regioni la cui richiesta è di poter intervenire nei confronti del lupo in deroga alle norme che ne vietano gli abbattimenti, in quanto specie protetta.A Trentino, Valle d’Aosta, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Lombardia si è accodata la Regione Liguria.Ma davvero è necessario tornare agli anni ’20 quando per ogni lupicino venivano pagate 400 lire? «Non è così», spiega Maurizio Fugatti, neoeletto governatore della Regione Trentino salito alle cronache per l’odio viscerale nei confronti dei lupi e per il suo video divenuto virale della sua personale favoletta di Capuccetto rosso dove dichiarava come valide leggende metropolitane su ripopolamenti dei lupi e così via.Eppure i dati in arrivo proprio dal Trentino sanciscono che i lupi predano per il 90% ungulati e che l’accoppiata recinzioni e cani da guardia funziona molto bene.In Veneto la fortissima base elettorale di stampo venatorio non ha mai digerito il naturale ritorno del lupo sulle Alpi, in quanto competitore per eccellenza della selvaggina.Ma è proprio dal Veneto che allevatori virtuosi hanno dimostrato che il mondo è cambiato e adeguarsi con recinzioni, infrastrutture e cani da guardia porta a risultati eccellenti.Il lupo ha preso possesso di sempre maggiori porzioni di suolo abbandonate dall’uomo, arrivando a colonizzare territori vastissimi e grazie alla dispersione la sua capillare presenza ha efficacia massima.Tuttavia i fattori che hanno contribuito a questa espansione sono da ricercare proprio nella continua disponibilità di prede, grazie anche alle immissioni per l’esercizio venatorio, unita alla contemporanea assenza e calo degli altri predatori apicali, come l’orso, la lince e l’aquila.La Francia periodicamente ha attuato piani di abbattimento dei lupi, del tutto inefficaci ed ininfluenti sull’impatto predatorio, tanto che risulta il paese europeo con il più alto numero di predazioni.Ed in Liguria? Anche nella nostra regione stimare il numero dei lupi è del tutto impossibile.Ed i numeri che sono stati descritti dai vari progetti di monitoraggio sono puramente indicativi. Le complesse gerarchie, le straordinarie capacità di gestione del territorio e la lunghezza dei percorsi battuti dai lupi ( i cosiddetti “transetti”) rendono incongruenti i tentativi di conteggio dei branchi e degli esemplari.Lo stesso lupo visto nei pressi di Piacenza una settimana prima può essere localizzato pochi giorni dopo sull’appennino tosco-emiliano oppure nei pressi di Cuneo.La storia del lupo italiano più famoso, il celebre Ligabue LM15 lo dimostra: dalla tangenziale di Parma al Parco del Mercantour in Francia. Mille chilometri in meno di un anno.Del resto l’orografia della nostra regione così straordinariamente particolare è un tragitto perfetto per i carnivori che sfruttano il “Corridoio Transalpino” la via naturale che porta in Francia e che negli anni è stato il cammino prediletto per varie specie selvatiche.In Liguria chi ha capito la “ricchezza” turistica e culturale della presenza del lupo è assolutamente contrario a piani di abbattimento che avrebbero come unico effetto quello di “destrutturare” i branchi indirizzando i lupi verso predazioni più semplici su allevamenti, al posto della caccia complessa alle sue prede naturali.L’ossimoro secondo cui la Regione Trentino intenderebbe abbattere i lupi più aggressivi fornisce un immediato giudizio di nonsense per l’utopica distinzione tra lupi aggressivi e non, posto che la specie preda non solo per evidenti criteri di sopravvivenza ma mantiene regolata la capacità di prelievo delle risorse territoriali da parte delle specie predate. I lupi permettono di raggiungere equilibri naturali del numero di cervi, daini, cinghiali e caprioli che danneggiano l’agricoltura, a supporto degli stessi allevatori ed agricoltori.Buone pratiche di mitigazione dei conflitti con questi ultimi stanno coinvolgendo sempre maggiori portatori d’interesse che si orientano verso una convivenza possibile e possibilistica.E’ in questa direzione che occorre incontrarsi nella Regione dal più delicato aspetto di ecosistema unico.Le montagne che si specchiano nel mare sono ambiente di biodiversità unica, dove il termine “abbattimenti” non ha senso e non deve trovare spazio.
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