È tornato in libreria Bacci Pagano, il detective nato dalla penna di Bruno Morchio, questa volta con un romanzo ambientato in Val Polcevera a otto mesi dal crollo di Ponte Morandi.
Sono stati tanti i libri negli ultimi 16 mesi a occuparsi di Ponte Morandi, per lo più memoir, racconti da storie di vita vissuta, ma questa volta passiamo alla narrativa pura, per di più di genere. E in questo libro Morchio fa sue note noir molto affascinanti, legando alla vicenda del giallo una critica severa e senza sconti alla storia recente della valle, dalle speculazioni edilizie a una certa imprenditoria che ha legato la sua storia alla criminalità organizzata, su un territorio che dopo la deindustrializzazione ha perso la sua identità.
La trama:
Un ingegnere che non è ingegnere, un manager che non è manager: chi è in realtà Oreste Mari, l’uomo sulle cui tracce si muove Bacci Pagano, inseguendo un vago odore di fumo e spinto da un’ossessione che lo induce a indagare senza la garanzia d’essere pagato? In una primavera piovosa, otto mesi dopo il crollo del ponte Morandi, il detective dei carruggi ripercorre avanti e indietro la valle del Polcevera e ne osserva le ferite, la bellezza e i gusci fossili d’un illustre passato che non c’è più. Nelle strade di quella periferia irriconoscibile sembra cercare il senso di quanto è accaduto negli ultimi trent’anni e l’uomo che sta cercando potrebbe forse fornire qualche risposta alle domande che lo assillano: Oreste Mari è nato in una famiglia operaia, ha rinnegato le sue origini facendo proprio il mito dei soldi facili degli anni Ottanta e ha finito per mettere la propria genialità al servizio della speculazione finanziaria e della criminalità. Distruttore e saccheggiatore di destini, lo definisce Bacci, che però intravvede il legame profondo che lo lega alla valle e alla sua gente, una sorta di anticorpo che potrebbe forse salvargli l’anima. E mentre si dibatte nel dilemma se associare o meno all’agenzia investigativa il fidanzato della figlia Aglaja, Bacci troverà nel luogo più disastrato della valle, la diga del quartiere Diamante, un nuovo amore di nome Giulia, maestra elementare che ha l’aspetto e i modi d’una guerrigliera coraggiosa.Con Le sigarette del manager Bruno Morchio dà voce a uno dei luoghi più tormentati della sua terra, a una generazione ferita ma orgogliosa, che non si rassegna a guardare indietro e non si abbandona alla nostalgia, convinta che della scomparsa del passato ci si può consolare, ma dalla sparizione del futuro non ci si riprende più.
L’autore è impegnato in una serie di presentazioni in Val Polcevera e dintorni.