In occasione del Mercatino di Natale, a Pedemonte ci sarà sabato 8 un’autrice genovese che sta riscuotendo parecchio successo con il suo primo romanzo, Il matrimonio di mia sorella, pubblicato ad aprile da Giunti. Cinzia Pennati, insegnante, scrittrice, blogger e femminista, alle 17:30 racconterà il suo libro nella sala consigliare del Comune di Serra Riccò. Un ritorno in Val Polcevera, dopo aver partecipato alcune settimane fa al Festival Penne Rosa presso la biblioteca di Campomorone.
Cinzia, come mai hai cominciato a scrivere? Non stavo più bene con me stessa. Avevo una vita tranquilla, avevo raggiunto tante tappe della vita, matrimonio, famiglia, lavoro, mutuo… Eppure, non era più sufficiente, e ho cominciato a scrivere forse per trovare uno sfogo: e una pagina dopo l’altra, questa cosa che stavo scrivendo è diventata un romanzo. E alla fine di questo romanzo, ho realizzato alcune cose che non avevo ancora messo bene a fuoco e mi sono separata. Il romanzo poi ha subito infinite trasformazioni ed è diventato altro, rispetto alla bozza iniziale, e tuttavia il cuore è sempre lo stesso: una riflessione sul mondo femminile, sulla donna, sui propri desideri. Io all’epoca non riuscivo più a capire quali fossero i miei progetti futuri, come andare avanti, in un certo senso… Pur avendo due figlie, mi sentivo sterile, in qualche modo. E la scrittura ha cambiato le cose.
Hai parlato di trasformazioni subite dal romanzo. Ho lavorato tantissimo per migliorarlo, anche perché nasco come scrittrice autodidatta, poi sono entrata in contatto con Officina Letteraria, una realtà bellissima a Genova: ho scoperto questo posto, che per altro era vicinissimo a dove lavoravo, e ho sottoposto loro il mio libro. Mi hanno detto che ci si poteva lavorare, e ci siamo messe sotto, però devo dire che non ho cercato immediatamente la pubblicazione. Una volta pronto, l’ho messo da parte, in un certo senso, e sono passata a fare altro, a scrivere altro. Percepivo la scrittura come un contenitore, un modo di vedere le cose dal di fuori e con un tempo più lento del pensiero, con le revisioni e le riscritture, uno spunto per riflettere con più calma.
Nel frattempo, prima di pubblicare hai aperto Sosdonne, un blog che riscuote un grande successo. Sono arrivata a questa esperienza per mettere la mia scrittura alla prova, per vedere se poteva interessare qualcuno, se c’era un ritorno. Anche perché io sono convinta che la scrittura debba creare delle relazioni: o uno si concentra su una forma diaristica, fine a se stessa, che però a me non interessa, altrimenti la scrittura è una condivisione, deve esserlo. Io avevo voglia di condividere delle idee, dei pensieri con gli altri, e vedere le loro reazioni. Sia il blog che il romanzo si concentrano sulla “femminitudine”, sul mondo femminile e su ciò che è sorellanza. Mi sono anche accorta che un po’ per formazione, un po’ per la mia professione, la mia scrittura non può fermarsi su un piano unicamente commerciale: io lavoro in una scuola a rischio, con forti flussi migratori, una scuola impegnata. Non so bene come sia possibile, ma ho sempre detto che per me la scrittura non deve diventare un lavoro, quanto un’occasione di parlare di temi importanti, un impegno verso l’esterno. Per questo non voglio essere troppo autoreferenziale, che è sempre un grosso rischio gestendo un blog: anche se vedo che i post magari sulla mia vita familiare, e in particolare sulle mie figlie, spesso riscuotono più successo di altri, non voglio parlare troppo di me, quanto creare uno spazio di discussione e di condivisione di pensieri.
Com’è diverso scrivere per internet e concentrarsi su un romanzo? Cambiano i tempi: la scrittura del blog è molto più rapida, veloce, con spazi infinitamente più stretti. Devi riuscire a esprimere un pensiero in poche righe, essere chiara e concisa, andando subito al nocciolo. Scrivere un romanzo invece richiede molto più tempo e riflessione, dei rimandi continui, delle pause… È una scrittura più morbida, che permette di fare infinite revisioni e modifiche; un post online una volta pubblicato è lì.
Come vivono le tue figlie il blog, visto che si parla spesso anche di loro? Lo conoscono, mi dicono che non lo leggono, anche se ne sono parte fondamentale, non solo per gli aneddoti e le riflessioni che mi suscitano. Ludovica è l’autrice dei disegni che accompagnano i post e che costituiscono la grafica del sito, che tra l’altro a breve saranno esposti in una mostra presso Spazio Liquido a Genova. È una bellissima emozione, anche perché il blog è quello che è anche grazie a lei: io le ho semplicemente chiesto di usare dei colori riconoscibili, e lei ha creato questo stile. Si fa un po’ raccontare l’argomento del singolo post ma non vuole leggere gli articoli, e sono comunque sempre azzeccatissimi. Ora è tutto un subbuglio, in cerca di una perfezione che non esiste, ma è comprensibile a diciassette anni: vedremo come andrà. Io ne sono molto contenta, anche perché stimolo sempre le mie figlie e le mie alunne ad avere dei progetti per il futuro, a coltivare i propri sogni, penso che sia davvero una cosa importante.
Quanto è difficile porsi come scrittrice femminista, in un momento storico in cui questa parola sembra spesso usata come un insulto? Io ci credo molto, anzi, penso sia importante sfatare la falsa convinzione che molte persone hanno tutt’ora, ossia che il femminismo sia l’esatto contrario del maschilismo e che si lotti per rovesciare le posizioni di potere a favore delle donne. Per me femminismo vuol dire diritti per tutti, uomini e donne, il raggiungimento di quella parità che ancora spesso è purtroppo solo un miraggio. Spesso si guarda solo agli estremismi, ma si perde la dimensione di questa battaglia che io invece voglio assolutamente portare avanti, anche perché io ho delle figlie, e penso anche alle mie allieve… È una battaglia per il loro futuro.
Il matrimonio di mia sorellaBellissima e sognatrice, da sempre Celeste è la prediletta della famiglia, adorata dagli amici e dai numerosi corteggiatori. E finalmente è arrivato il giorno che tutti aspettavano: le nozze con Roberto, l’uomo ideale, solido e affidabile. Un matrimonio in grande stile, con un abito da favola e la chiesa traboccante di fiori. Ben diverso dalla rapida cerimonia con cui si è sposata la sorella maggiore Agnese: quasi un marchio d’infamia che la madre non le ha mai perdonato. D’altronde, Agnese è la figlia concreta e misurata, quella su cui si può sempre contare, che non riserva sorprese. Ma adesso, a quasi quarant’anni, con due bambine, un lavoro estenuante e un marito con cui forse la magia non c’è mai stata, Agnese vacilla: è veramente questa la vita che desiderava? E se è così, perché prova uno strano brivido ogni volta che riceve un messaggio da Andrea, quel nuovo collega così comprensivo? Ma quando perfino Celeste, tanto sicura e perfetta, viene messa in crisi da un ritorno inaspettato, Agnese non può che chiamare a raccolta le donne di famiglia, tutte radunate davanti a un bicchiere di sherry: la madre Ines, in eterno conflitto con la nonna; la cugina Fiamma, con un segreto nel cuore; e soprattutto l’eccentrica zia Rosa, che non si è mai sposata ma ha molto da rivelare sulla forza della passione… Nell’arco di un solo giorno speciale, tra ricordi, confessioni, tradimenti e riconciliazioni, Agnese vedrà cadere ogni certezza e ogni maschera: ma è davvero troppo tardi per essere leali con se stesse?
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