Nella giornata di domenica 9 settembre, durante l’appuntamento dell’Expo Valpolcevera, abbiamo incontrato e intervistato Paola Bordilli, Assessore al Turismo, Commercio e Artigianato del Comune di Genova, che ha presentato le magliette Genova nel cuore in anteprima durante la fiera.
Assessore Bordilli, la tragedia del Ponte Morandi peserà in maniera gravissima sulle aziende della Val Polcevera, sia su quelle che sono state colpite direttamente che su quelle più nell’entroterra. Il Comune ha calcolato quante aziende e attività commerciali coinvolte? Quali strumenti sono previsti per ammortizzare questa situazione?
«Abbiamo calcolato circa 1.400 aziende nella zona rossa e nella zona “arancione-rosa” circostante, ma ci stiamo preoccupando di tutta la Val Polcevera. I finanziamenti sono già stati previsti per tutte le aziende e le attività commerciali che faranno richiesta di rimborso con il modello AE (per le attività economiche non agricole, scaricabile dal sito di Regione Liguria). Alcune imprese della zona rossa sono già state spostate nel Bic-Incubatore di Genova. L’indotto della città metropolitana coinvolto però è ovviamente molto più esteso. Prendo l’esempio di un vivaio di Ventimiglia, che per arrivare nelle città genovesi deve percorrere ora quei 130km in più, con tutte le spese e il tempo che ciò comporta: i costi vivi del camion per la consegna (usura, carburante, autista) e anche il rischio che le merci deperibili soffrano per l’allungamento dei tempi di consegna. Anche le attività legate al turismo nella nostra città sono state impattate dagli accadimenti, malgrado la bellezza di Genova sia intatta, e subiranno delle variazioni nei numeri. Anche queste realtà devono fare richiesta di danni indiretti. Anche per questo abbiamo lavorato immediatamente sul modulo AE allo scopo di far rientrare la tragedia nelle casistiche per i rimborsi: fino ad ora infatti era utilizzabile solo per i danni da alluvione.
E mi aggancio a questo argomento per spiegare la differenza delle due situazioni: i fenomeni alluvionali sono calamità di forza maggiore, senza un colpevole, che colpiscono una zona precisa della città. In questo caso il ruolo di Autostrade per l’Italia pesa anche sulla questione rimborsi, complicandone la gestione e l’erogazione per certi versi. In più il territorio colpito è molto più ampio. Siamo perciò al lavoro con la Camera di Commercio e le categorie per quantificare i fammi indiretti, tenendo però presente che il mese di agosto non è indicativo come periodo di riferimento (molte aziende sono chiuse, le ferie, meno ordini…), per cui ci vorrà un po’ di tempo per avere delle cifre precise».
Stiamo parlando di una zona, la Val Polcevera, che secondo le statistiche sul reddito pro capite già prima del crollo di Ponte Morandi è mediamente più povera di altri Municipi del capoluogo o di altri Comuni della provincia, quindi è normale temere il contraccolpo sull’economia di tutta la vallata.
«Stiamo infatti ragionando anche con l’Assessore al Bilancio e Patrimonio Piero Piciocchi su misure specifiche per la Val Polcevera, un territorio che dobbiamo ricordare sarà separato dal resto della città per i problemi di viabilità che conosciamo bene. La nostra prima priorità è stata ovviamente la questione degli sfollati e delle imprese coinvolte direttamente, adesso dobbiamo lavorare sul lungo periodo.
Dal mio punto di vista, ci concentreremo molto sulla valorizzazione delle attività commerciali: tutto il mondo dei CIV, degli eventi, delle manifestazioni per noi assume una valenza importantissima. Io credo che sia fondamentale incentivare delle manifestazioni che possano portare le persone qui in Val Polcevera. Non è possibile immaginare un grande afflusso di persone durante la settimana, certo, ma se lavoriamo bene per creare movimento nei weekend possiamo portare molti cittadini a scoprire (o riscoprire) la valle. Ovviamente per questo avremo bisogno del supporto dei negozianti e delle attività commerciali, ma credo che su questo si possa e si voglia lavorare.
Una delle richieste che mi hanno già posto i commercianti è incentivare gli eventi nella zona per far sì che il tessuto locale possa vivere di quei numeri che già di norma sono difficili da raggiungere per questa zona, e che con il ponte andranno prevedibilmente a calare. Regione Liguria ha già proposto di istituire una ZLS (zona logistica speciale) che può portare sul territorio investimenti, non solo in semplici termini monetari. La valle ha bisogno che girino imprese e imprenditori, che si possano creare nuovi insediamenti per l’industria leggera, recuperando magari alcune delle tante aree dismesse. Il Vicesindaco Stefano Balleari ha già visionato il Miralanza a questo proposito».
Passando alla sua altra delega, parliamo di turismo qui nella Val Polcevera. Ci sono già molti punti attrattivi anche se poco conosciuti o poco frequentati che potrebbero essere dei richiami importanti. Avete già dei progetti specifici per questo territorio?
[Sospiro] «Io vengo dalla delegazione di Pegli, e da un anno a questa parte sto lavorando proprio sul far capire che Genova non si esaurisce nel centro città. Anche in Val Polcevera sento dire “scendo a Genova” per parlare del centro, ed è una percezione da cambiare prima di tutto in chi vive questi territori. Sospiro perché stavamo proprio lavorando anche con lo staff degli uffici e dei servizi turistici a questo proposito, in modo da offrire e consigliare ai visitatori nuovi percorsi sia per chi si ferma più di qualche giorno per la prima volta in città, sia per chi ritorna e vuole scoprire altri aspetti di Genova oltre alle attrattive di primo richiamo.
È ovvio che il crollo del ponte ci obbliga a ripensare questo progetto: dobbiamo garantire ai turisti una viabilità sostenibile, se vogliamo portarli nelle vallate, perché il visitatore che sente di perdere il suo tempo nel traffico probabilmente tornerà a casa e sconsiglierà di venire a Genova. Dobbiamo evitare l’effetto boomerang: per questo è stata realizzata una nuova mappa con i consigli sulla viabilità sia privata che sfruttando i mezzi pubblici, per far capire a chi viene da fuori che Genova non è isolata ed è ancora una meta turistica di primo livello. Dobbiamo garantire la raggiungibilità per le vallate, anche perché sono una delle realtà che rendono unica la nostra città: non è così scontato salire ai forti, in collina così a ridosso di un’area urbana, e vedere il mare, no?
Il turismo in Val Polcevera deve essere rilanciato – o, forse, lanciato davvero per la prima volta – ma è un tema che dobbiamo toccare con delicatezza, aspettando forse qualche mese per avere la possibilità di mostrare anche la ricostruzione in corso. Se la gente che verrà in Val Polcevera potrà vedere un ponte nuovo, o quanto meno un cantiere in corso d’opera, anche questo sarà un impatto notevole e positivo a livello pubblicitario per il nostro turismo. Se davvero saremo bravi e rapidi come abbiamo intenzione, il ponte e la sua ricostruzione saranno per i turisti il segno di una città e di una vallata che vogliono dialogare e raccontarsi insieme, anche a chi viene da fuori».
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