Isoverde esempio virtuoso di accoglienza

Paola Guidi, Sindaco di Campomorone: «Vogliamo coinvolgere la comunità per promuovere l’accoglienza»

«In un territorio piccolo come il nostro all’inizio si può incorrere in un po’ di diffidenza, ma credo che la cosa migliore per promuovere l’accoglienza e trovare accettazione sia la buona gestione dei progetti e si debba dare la possibilità ai ragazzi ospitati di farsi conoscere dalla popolazione». Queste le parole di Paola Guidi, Sindaco di Campomorone, piccolo Comune dell’entroterra genovese ai piedi del Passo della Bocchetta.Nella frazione di Isoverde si trova una delle sette parrocchie genovesi ad aver accolto l’appello di Papa Francesco, il quale alla vigilia dell’Anno Santo si era rivolto ai sacerdoti e alle comunità parrocchiali chiedendo di accogliere ognuna una famiglia di profughi.Nel paese, che conta meno di mille abitanti, i primi richiedenti asilo sono arrivati nell’autunno del 2016. Dopo aver superato qualche apprensione iniziale, tra gli abitanti si è scatenata una gara di solidarietà: molte persone, infatti, si sono prodigate portando vestiti per il freddo, coperte, scarpe invernali. Quando Mahamadou, maliano, ha perso l’abbonamento dell’autobus, un gruppo di residenti la mattina successiva gli ha consegnato un numero sufficiente di biglietti tale da farlo viaggiare fino alla fine del mese.Il 15 settembre 2017 la parrocchia di Isoverde e la cooperativa “Un’altra storia”, in collaborazione con il Comune di Campomorone, hanno organizzato una cena condivisa denominata “Oltre la paura”, per dare ai residenti della frazione e ai ragazzi ospitati un’occasione di integrazione. L’iniziativa ha riscosso molto successo, più di cento persone si sono ritrovate nel parco giochi del paese per degustare piatti tipici italiani, africani, asiatici, approfittando della serata per dar luogo a dibattiti che potessero approfondire la conoscenza delle reciproche culture. Un gruppo di abitanti si è organizzato per svolgere lezioni di italiano dedicate ai ragazzi. E così alla sera pensionati, studenti, casalinghe (e pure il sacerdote) si ritrovano in un’aula messa a disposizione dallo stesso Don Giulio, dandosi da fare tra verbi e moltiplicazioni.

 

Il Campus di Coronata

Durante il giorno i richiedenti asilo si recano a Coronata, dove si dividono tra la scuola e corsi di sartoria, edilizia ed agraria. Lo scorso anno ha preso il via un progetto per il recupero del “Bianco di Coronata”, antica tradizione enologica genovese. «Questi ragazzi nascono quasi tutti contadini», afferma Don Giacomo Martino, responsabile dell’ufficio diocesano Migrantes. «Grazie ai nostri progetti togliamo questi giovani dalla strada, dando loro le conoscenze necessarie per poter un giorno lavorare da soli».C’è anche chi ha trovato il modo di rendersi utile per il territorio che lo ospita: è il caso del pakistano Waseem, selezionato per una borsa lavoro dalla cooperativa, la quale ha stipulato con il Comune una convenzione per i lavori di pubblica utilità, che lo vedono impegnato principalmente sul territorio di Isoverde.Chi si è adoperato per conoscerli meglio, ha avuto modo di tastare la spiccata sensibilità di questi ragazzi. L’ivoriano Mahamadou ogni sabato va a trovare un ragazzo disabile residente a Sestri Ponente e lo accompagna in giro per la città. Quando lo racconta gli si illuminano gli occhi e afferma: «Sono contento di quello che faccio, mi sento utile ed è un modo per ricambiare chi mi ospita».Il pakistano Azhar, dotato di notevoli capacità culinarie, dà una mano alla mensa dei poveri e molto presto si è fatto apprezzare per gli ottimi piatti tipici.E in futuro? «Siamo fiduciosi e certi di proseguire il buon lavoro – continua il Sindaco Guidi – coinvolgeremo sempre di più le associazioni no-profit, quelle sportive e le parrocchie, convinti che essendo piccole comunità possano continuare a fare la differenza».

 

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