Si sperava fosse già uscito il decreto. È una delle frasi che martedì 25 settembre sono state ripetute più spesso durante l’incontro organizzato dalla CGIL al Cinema Albatros. Chiaro, se il Decreto Genova fosse già stato licenziato e reso pubblico, la discussione sarebbe stata diversa, probabilmente un po’ più concreta. Così si è discusso molto sul tempo che si sta prendendo il Governo Lega-Cinque Stelle per questa manovra, quaranta giorni ormai, e sul perché di questo ritardo.
Assistendo all’evento dalla platea, tuttavia, non è stato il solo motivo di malcontento registrato tra i partecipanti all’incontro. Prima di tutto, c’è stata una falla nell’organizzazione dell’evento in sé: non si è calcolato spazio per far parlare il pubblico. Non c’è stato modo di porre una sola domanda agli oratori o sui loro argomenti. A prescindere dalla qualità e dall’appropriatezza dei singoli interventi, rimane il dubbio sull’utilità di proporre questi incontri pubblici e aperti alla cittadinanza, addirittura dire durante alcuni interventi che si sarebbe risposto alle domande della platea… per poi chiudere le danze non appena l’ospite d’onore ha terminato il suo intervento (un monologo di circa quaranta minuti).
Soprattutto, è un atteggiamento che spiazza dopo ore in cui si è parlato dell’importanza della partecipazione dei cittadini, della condivisione di un progetto per la vallata e per il suo futuro, dei percorsi democratici. Un controsenso che può ferire.
Se la partecipazione richiesta è muta, come è stato alla fine questa mattina, è difficile parlare di percorso democratico. Susanna Camusso ha parlato di piani distinti tra la città che fa fronte all’emergenza della Val Polcevera e il Governo nazionale a Roma. Bisognerebbe però aggiungere che questa distinzione si percepisce chiaramente anche tra chi l’emergenza la vive quotidianamente e chi viene da Roma, dalla Regione, dalle istituzioni, a parlare dei problemi in corso.
I cittadini della Val Polcevera non hanno bisogno che si spieghi loro qual è il problema della viabilità, lo vivono in prima persona già da prima del crollo del Ponte. Si sono accorti da soli che le quattro strade urbane che collegavano la valle con Sampierdarena e il centro città sono interrotte.
Hanno bisogno di sapere in che tempi queste strade verranno riaperte.
Hanno bisogno di conoscere i piani sul medio e sul lungo periodo, e quanto il breve periodo emergenziale o d’urgenza sarà superato: Enrico Musso ha dichiarato che lo considererà finito quando almeno Via 30 Giugno 1960 sarà riaperta, consentendo uno sfogo importantissimo per la mobilità, ma non sono stati definiti tempi precisi. La decisione sta al giudice dell’incidente probatorio, ha riportato il Sindaco Bucci, senza però chiarificare se questa scelta potrà essere fatta al termine dell’incidente probatorio stesso (e in questo caso si parlerebbe di dicembre) o se potrà essere dato il nullaosta a lavori in corso.
Chiarezza, date, tempi precisi. È quanto chiedono anche i negozianti e le imprese di Rivarolo e non soltanto: come si può organizzare un piano aziendale per i prossimi mesi o anni, senza avere informazioni certe? Come si può chiedere a una ditta di rimanere, di non andarsene, di accettare dei sacrifici, se non le si danno gli strumenti anche solo per quantificare quei sacrifici?
L’altra questione è l’Alta Val Polcevera.
In circa due ore e mezza di incontro, i Cinque Comuni sono stati nominati una volta, forse due. Serra Riccò una volta in più degli altri per la questione del “mini-casello” autostradale che potrebbe essere aperto nei pressi di San Cipriano. In tutte le tematiche affrontate, mobilità, lavoro, riqualificazione, non si è mai parlato di Campomorone, Ceranesi, Mignanego, Sant’Olcese, Serra Riccò.
E neanche della circoscrizione più interna del Municipio V, se è per questo: Pontedecimo non è stata nominata nemmeno per i parcheggi di interscambio su cui si intende intervenire per alleggerire il traffico in vallata, sebbene la stazione ferroviaria in questa località sia un nodo importantissimo per migliaia di residenti.
A Pontedecimo salgono pendolari e studenti non solo nel quartiere, ma di Ceranesi, Campomorone, Mignanego e al momento San Quirico (poiché i treni che si fermano a San Biagio da e per Genova Principe durante la giornata si contano su una mano), da lunedì vi sono state anche dirottate le navette da Serra Riccò, ed è presumibile che anche ragazzi e lavoratori che si muovono con un proprio mezzo abbiano adottato questa soluzione per non rimanere imbottigliati in direzione di Bolzaneto. Eppure, né il parcheggio della stazione già in funzione, che ha bisogno di manutenzione (a cominciare dalla segnaletica orizzontale, come segnalano molti utenti, per evitare il parcheggio selvaggio degli ultimi giorni), né l’area retrostante ai binari sono stati nominati dal Sindaco.
Lavoro. L’argomento lavoro si è esaurito quasi subito intorno ai rimborsi per aziende e attività commerciali che stanno subendo dei danni economici dal 14 agosto. Paolo Odone ha quantificato un censimento di 13.500 partite iva tra zona rossa, zona arancione e zona colpita in maniera indiretta, invitando tutti a fare richiesta di rimborso per i danni indiretti e le spese accessorie con il modulo AE.
Questa è la zona che avrà diritto ai rimborsi, secondo quanto dichiarato dal Sindaco Marco Bucci.È un’ottima iniziativa, ci dispiace però riportare che la zona “arancione-rosa”, come l’aveva chiamata due settimane fa Paola Bordilli, indicata da Bucci non comprenda neanche Bolzaneto. L’area in cui si potrà chiedere il rimborso con il modulo AE ha come limiti naturali il mare, per seguire la spiegazione data dal Sindaco, i due versanti collinari che delineano la valle a ponente e a levante, e come demarcazione a nord… la zona Miralanza.
A quanto pare, secondo il Comune di Genova, i danni economici in Val Polcevera non superano la zona commerciale di Teglia. E questa la proposta è stata portata a Roma da inserire nel Decreto Genova.
Sarebbe stato importante vedere Marco Bucci esprimersi non solo in veste di Sindaco del Comune di Genova, ma di Sindaco della Città Metropolitana di Genova, così come sarebbe stato positivo sentire tutti i cittadini della vallata (80.000 persone) trattati con gli stessi diritti e le stesse necessità. Anche se colpiti meno direttamente, i pendolari che vivono il disagio del traffico e le aziende che subiscono danni economici da Bolzaneto a salire sono numerosissimi.
La sensazione condivisa dalla platea è che invece, ancora una volta, più ci si allontani dal centro città, o dall’epicentro del disastro in questo caso, e meno si conti, sebbene disagi e problemi siano notevoli.
Una città policentrica è stata auspicata ed evocata varie volte questa mattina, così come i processi democratici, ma se non la realizzeranno le misure intraprese nei prossimi mesi, sarà un nuovo sogno che rimarrà nel cassetto.
RIlanciamo pertanto la richiesta di un Consiglio Comunale congiunto tra i Cinque Comuni e il Municipio V Valpolcevera. Le giunte locali devono unirsi e chiedere alla Città Metropolitana, alla Regione e al Governo nazionale la dovuta attenzione che i loro cittadini meritano sebbene non vivano nei pressi del Ponte Morandi.
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