«È importante riscoprire il passato della Val Polcevera e tutte le vicende intorno all’Ospedale di vallata per capire come siamo arrivati alla situazione attuale e soprattutto come progettare il futuro per la sanità nella zona», ha esordito questa mattina Piero Randazzo, ex Presidente della Circoscrizione di Pontedecimo e oggi referente organizzativo per l’ASL3 e la Regione Liguria del Progetto di Medicina Integrata presso l’Ospedale Andrea Gallino di Genova Pontedecimo. «Io sono d’accordo con quanto ha detto Renzo Piano: quanto accaduto deve essere un’occasione per ricostruire a partire dal ripensare le aree intorno al Ponte Morandi ma anche tutta la vallata. Cominciando con proposte concrete e trasparenti da parte della politica».
Oggi alle ore 10,00 c’è stato un presidio davanti all’Ospedale Andrea Gallino organizzato dalla Lista Crivello per sostenere la richiesta di potenziamento della struttura, cominciando dall’apertura del Punto di Primo Soccorso H24, che è anche un degli obiettivi della raccolta firme lanciata dalla nostra redazione.
«La raccolta firme è molto positiva, perché raccoglie la partecipazione della cittadinanza e dimostra che c’è un interesse vivo per le sorti di questo ospedale e per la sanità in vallata», ci ha detto Randazzo. «È difficile, tuttavia, che l’apertura del Punto di Primo Soccorso sia una soluzione applicabile nell’immediato, specie se ciò coinvolge l’assunzione di nuovo personale e la trafila che questo comporta. Per una soluzione rapida io cercherei un accordo con i medici di famiglia della zona per presidiare a turnazione l’Ospedale durante l’orario notturno per i codici bianchi e verdi, che non andrebbero così a fare la coda il pronto soccorso di Sampierdarena inutilmente. I medici di famiglia sono una risorsa importante e la situazione dettata dal crollo di Ponte Morandi potrebbe essere un’occasione per far partire questo servizio che prosegua nel tempo, rinforzando la presenza dei medici di famiglia in Valle. Personalmente, trovo che sia necessario guardare oltre alla situazione di emergenza dovuta al Ponte Morandi, cogliendo però l’occasione per ragionare sui bisogni sanitari della Val Polcevera e della popolazione e mettendo a punto delle proposte concrete: ad esempio, il potenziamento dell’eliambulanza è una decisione positiva, che si adatta alle necessità e alla viabilità del territorio, ma a oggi l’Ospedale Gallino non ha una zona eliporto dedicata. Si potrebbe creare sacrificando parte del parcheggio del Punto di Primo Soccorso, o il parcheggio interno dei primari dell’Ospedale. In questo momento l’atterraggio dell’elisoccorso è effettuato sul campo sportivo! Pensiamo anche alla possibilità di dover trasportare con urgenza dei pazienti ricoverati a Pontedecimo o di una persona in accettazione al Primo Soccorso che a una visita preliminare si rivela essere molto più grave del previsto, questa potrebbe essere una soluzione anche nel futuro. Se l’Ospedale Gallino avesse la possibilità di sfruttare al meglio questa risorsa, un domani, impegnando le ambulanze per tragitti più brevi e riportandole attive sul territorio in tempi più rapidi».
Parliamo quindi di una razionalizzazione delle risorse sanitarie e di proposte più sul lungo periodo.
«Il futuro dei piccoli ospedali di zona è legato alla specializzazione, a mio avviso, reparti che è difficile realizzare nei grandi poli, ma di cui i pazienti hanno bisogno. Per questo è nato il reparto di Medicina Integrata con il coinvolgimento del Dott. Edoardo Rossi, specialista in malattie rare, per creare un servizio capace di richiamare pazienti da tutta la Liguria e anche da oltre i confini della nostra Regione, perché è un servizio che sul nostro territorio mancava».
Quali altre proposte secondo lei possono essere interessanti per potenziare l’Ospedale Gallino?
«Le mie proposte, già presentate alle istituzioni e alle varie forze politiche, guardano le malattie rare. In Liguria abbiamo 14.000 malati del morbo di Crohn, una malattia infiammatoria cronica dell’intestino, che oggi sono costretti a rivolgersi altrove per le cure perché non c’è un centro specializzato in materia. Con uno specialista, già individuato e che dovrebbe venire a Pontedecimo, il Gallino può diventare il punto di riferimento per tutte queste persone, con anche un’importante razionalizzazione dei costi per sostenere le cure per questi pazienti. Questo medico dovrebbe sostituire anche il Dott. Rossi, ormai prossimo al pensionamento, per la cura delle malattie rare. Questa sostituzione dovrebbe messa in risalto, perché la figura di Rossi è fondamentale per il Gallino. Attendiamo notizie dalla ASL3».
E proposte più legate alle particolarità della Val Polcevera?
«Un Centro Epidemiologico per linfomi e malattie rare, che hanno un’incidenza più elevata nella nostra zona rispetto ad altri Municipi di Genova. È importante ricordare che abbiamo un lungo passato di raffinerie e complessi industriali inquinanti sul nostro territorio. Un’altra necessità a mio avviso è un Centro per l’anoressia e i disturbi alimentari, i cui numeri stanno aumentando in maniera preoccupante. Oltre agli ambulatori che sono già attivati a Quarto, sarebbe necessaria una struttura che permetta il ricovero e la degenza di persone affette da questi disturbi, per poterne seguire il recupero in reparto come avviene a Monza o a Garda».
Oggi ha partecipato al presidio?
«No, e per una ragione semplice: vorrei sentire da Crivello e dalle altre forze politiche delle proposte concrete per il Gallino, non solo presidi. Anzi, lancio una provocazione: vorrei chiedere a ogni consigliere regionale, comunale, agli assessori, ai consiglieri municipali, a tutti, quali sono le loro proposte concrete e pratiche per la sanità in Val Polcevera. La responsabilità politica singola, intendo: cosa hanno chiesto, cosa hanno presentato per il Gallino in questi anni e nello specifico da quando siamo in situazione di emergenza? Molte delle proposte che ho elencato sono già note alle forze politiche, che le hanno concordate trasversalmente. Ora cosa succede?»
Un tono molto amaro.
«Io lavoro per le istituzioni, non contro, sia ben chiaro! Desidero che l’Ospedale rimanga aperto e diventi una punta di diamante per il territorio polceverasco, che da sempre è un laboratorio fondamentale per la sanità. Sapeva ad esempio che Sant’Olcese è stato il primo Comune in Italia a fare assistenza domiciliare agli anziani, ad aprire le comunità alloggio negli anni ‘70? Ha giocato un ruolo chiave come apripista in materia, lanciando delle iniziative che poi molti Comuni hanno seguito. Noi cittadini della Val Polcevera siamo i primi a dover riscoprire il nostro territorio, ripensarlo, e partecipare per richiedere l’eccellenza che questa zona può e deve incarnare».
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