Paganini Rockstar Polceverasca: i luoghi del violinista a San Biagio con Mauro Salucci

È stata inaugurata la mostra dal titolo provocatorio “Paganini Rockstar – Incandescente come Jimi Hendrix”. Ma non molti sanno che il maestro genovese del violino aveva un legame speciale con la nostra valle

La nuova mostra al Ducale dedicata a Paganini… ma quanti conoscono il suo legame con la Val Polcevera?

Venerdì 19 ottobre è il giorno di apertura della mostra dedicata a Niccolò Paganini curata da Ivano Fossati intorno alla quale si svilupperanno una serie di iniziative per celebrare il genio e l’estro di questo musicista fuori dalle righe.

Dispiace ancora una volta che la Val Polcevera sia stata tagliata fuori dall’iniziativa, malgrado il fortissimo legame che Paganini aveva con questi luoghi. Siamo andati a caccia della storia con Mauro Salucci, appassionato storico genovese che lo scorso anno ha pubblicato un libro dedicato a questo personaggio storico,  Forti pulsioni, che sarà trasportato in forma teatrale a Palazzo Tursi domenica 21 ottobre.

Mauro ha accolto con entusiasmo questa sorta di caccia al tesoro… perché di caccia al tesoro davvero si deve parlare. Ci siamo ritrovati a Bolzaneto e in auto abbiamo seguito le indicazioni per Via San Biagio 59, l’indirizzo segnato sul sito del Comune di Genova per segnalare la piazzetta dedicata a Paganini.

 

La piazzetta non è segnalata su Google Maps, se volete anche voi venire a cercare i luoghi di Paganini… procedendo dalla Chiesa di San Biagio verso Ceranesi, è sulla destra.

Ma andiamo con ordine: perché San Biagio?

Perché è il luogo dove sorge ormai l’unica casa in cui Niccolò Paganini abbia abitato a Genova. La sua casa natale, infatti, era situata nel quartiere di Madre di Dio, ed è stata abbattuta con il resto dell’abitato per fare spazio alle rampe di accesso alla sopraelevata e ai palazzi più moderni che ora si trovano tra Piazza Dante e Carignano. Perduta quella, di cui forse ora rimane una targa che segnala “Qui sorgeva…”, dobbiamo salire per la collina di San Biagio per cercare i luoghi che erano familiari al grande musicista. Luoghi che sono stati molto cari a Paganini, come ci ha raccontato Mauro: il nostro eroe nasce infatti a Genova in periodo di miseria, durante l’assedio austriaco, quando in città la penuria di cibo toccò il fondo (ci sono cronache di genovesi che arrivarono a cuocere pipistrelli, finiti i topi e i gatti).

San Biagio, una volta tolto l’assedio, nella travagliata infanzia di Paganini ha un po’ il ruolo del luogo ameno: era aperta campagna, e la famiglia lì aveva un po’ di terra, un orto, probabilmente alcune vacche. In confronto alla difficile situazione del centro città, la casa delle vacanze doveva sembrare un vero paradiso. 

Ed è qui che Paganini ascolta per la prima volta i suoni della natura, che poi spesso riprende nelle sue improvvisazioni. Riconoscerà di dovere molto a quelle notti in campagna passate al buio ad ascoltare il suono del vento tra i rami degli alberi, degli animali notturni, delle bestie nella stalla, dei giochi più liberi che nel contesto della villeggiatura gli erano permessi (come le pernacchie che tanto scandalizzavano il suo pubblico). 

E la casa esiste ancora, anche se ci vuole un po’ di impegno per trovarla: dalla piazzetta di ghiaia dedicata a Niccolò e adibita a parcheggio, bisogna prendere la creusa che sulla sinistra guardando il monumento (ma ne parliamo dopo) parte verso un boschetto. Bastano pochi minuti (se si sa dove andare, e non è necessario bussare a tutte le porte come abbiamo fatto noi) e si incontra una targa che segnala il luogo giusto.

 

La targa posizionata dall’Associazione Amici di Paganini

La targa segnala anche una delle parti più spiacevoli della storia di Paganini: a causa dei pettegolezzi e della sua nomea sia di violinista “del diavolo”, sia di episodi di pedofilia mai provati, la Chiesa di Nizza, dove il maestro morì e in seguito quella di Genova rifiutarono a Paganini una sepoltura in terra consacrata. Il corpo imbalsamato rimase in una cantina francese per quattro anni, dopodiché fu trasferito prima nella casa di famiglia a San Biagio nel 1844 e in seguito nella Villa Pagaini di Parma nel 1853; Niccolò sembrava destinato a non trovare pace, quando finalmente nel 1896 (quarantasei anni dopo la morte!) il nipote Attila riuscì a ottenere la degna tumulazione. 

La casa è la prima che si incontra dopo la targa, con il cancello sulla destra. È stata acquistata da privati e rinnovata in stile più contemporaneo, perdendo ad esempio i rivestimenti di ardesia che alcuni dei residenti più anziani ricordano. Non è visitabile, e senza questa indicazione sarebbe difficile sapere che si tratta di un luogo che ha ospitato un proprietario così illustre: in passato si era parlato di renderla una casa museo, con anche una piccola sala per concerti, ma con il passaggio di proprietà non se ne è più fatto nulla. La si può dunque ammirare da fuori, ascoltando la natura (che qui ancora predomina, sebbene non ci si allontani poi molto dal casello di Genova Bolzaneto) e cercando di immaginare come fosse ai tempi di Paganini.

Dal giardino di casa Paganini: si intravede la chiesa di San Biagio in un silenzio quasi innaturale

Cosa rimane di Paganini, del suo passaggio a San Biagio? 

La sensazione è di una memoria destinata a cadere nell’oblio, senza interventi oppure occasioni a ricordare questo personaggio così importante. 

Genova raramente è generosa con i suoi figli illustri, e nel caso di Paganini ha dato del suo peggio: il poco riconoscimento che Paganini ebbe nel tempo, mentre all’estero è considerato uno dei grandi maestri del Romanticismo europeo, porta forse a considerarlo meno di quanto si dovrebbe, lo sfregio nella morte, la distruzione della casa natia, che in altri contesti culturali sarebbe stata valorizzata e resa un’attrazione turistica per richiamare appassionati da tutto il mondo… E anche certi monumenti intitolati a questo artista, forse.

La scultura dedicata a Paganini a San Biagio

Il ritratto vuol essere simbolico, su due obelischi bianchi e neri a richiamare i colori genovesi, al cui centro lo spazio cavo a forma di violino dovrebbe mostrare la creusa che porta alla casa del maestro.

Lasciamo ai lettori il giudizio sull’opera artistica e ringraziamo Mauro Salucci che ci ha raccontato tanti aneddoti interessanti sulla vita travagliata di Paganini. Chissà che lui, a differenza di Niccolò, non ci conceda un bis.

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