Quel maledetto martedì 14 agosto ci sono stati degli eroi che sono subito accorsi sul luogo della tragedia. Stiamo parlando dei vigili del fuoco, i quali dopo il crollo del viadotto si sono precipitati nei pressi di ponte Morandi con ogni mezzo a loro disposizione per cercare di salvare il maggior numero di vite possibile.Ricorderete che il nostro giornale si era fatto promotore del comunicato USB dei vigili del fuoco nel quale si parlava della presenza di amianto, materiale che nel nostro territorio abbiamo imparato a conoscere a causa degli scavi relativi alla galleria di Cravasco, propedeutica alla realizzazione del terzo valico dei Giovi, nei detriti del ponte di Brooklyn nostrano. Come si è evoluta questa storia? Per provare a fare chiarezza ci siamo messi in contatto con Costantino Saporito, coordinatore nazionale USB.
«Non abbiamo ancora avuto risposte. Abbiamo avuto un incontro con Stefano Candiani, sottosegretario della Lega che si occupa del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, e abbiamo chiesto chiarezza per la situazione che si è creata a Genova», racconta Saporito.«Vogliamo responsi veri, chiediamo che vengano effettuati diversi campionamenti, anche perchè con il continuo spostamento di detriti lo scenario è in costante evoluzione. Inoltre l’amianto è presente anche nei caseggiati danneggiati dal crollo. Giovedì abbiamo convocato una conferenza stampa a Genova, a fianco della sede dei vigili del fuoco locali, aperta ai cittadini. La nostra posizione non cambia».
Cosa succederà con la parte del ponte che è rimasta in piedi? «In un modo o nell’altro dovrà essere abbattuta e occorre farlo il prima possibile. E’ realizzata con lo stesso materiale della porzione collassata e nello stesso periodo, temo possa succedere la stessa cosa»
Ma come è possibile che ai giorni nostri ci si trovi a dover fronteggiare una situazione del genere, con una città tagliata in due a causa del crollo di un viadotto? «Nel nostro Paese non esiste il concetto di prevenzione. Chi opera nei capannoni che si trovano al di sotto del ponte è protetto da reti per ripararsi dalla caduta di eventuali calcinacci» prosegue Saporito. «Non abbiamo la cultura della salvaguardia, bisogna investire sulla prevenzione piuttosto che su opere faraoniche».
«Genova è squarciata in due non soltanto dal punto di vista logistico, ma perchè insicura. Soprattutto perchè ha già dovuto affrontare diverse tragiche emergenze, ormai è conosciuta come la città del dissesto idrogeologico».
Secondo lei i colpevoli di questo disastro pagheranno? «Credo di no. Non ha ancora pagato nessuno per Rigopiano, Amatrice, Accumoli. L’Italia è diventata una Repubblica fondata sui vigili del fuoco, ma noi purtroppo arriviamo quando le tragedie sono compiute. Ripeto, investire sulla prevenzione».
E allora appuntamento a giovedì, con la speranza di ottenere finalmente delle risposte.
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