Stati Generali della Cultura, riflessioni e spunti

A qualche tempo di distanza dall’evento che si è tenuto a San Cipriano, riflettiamo sul punto in cui siamo e su quali direzioni si possano prendere da qui in poi, anche in vista delle elezioni amministrative di maggio.

La tavolata dei relatori istituzionali con al centro il moderatore e organizzatore dell’evento, Alberto Podestà.

Il 2 marzo presso il Castello di San Cipriano si è tenuto un convegno dedicato allo stato della cultura in Val Polcevera, a cui hanno preso parte i rappresentanti degli enti locali e i responsabili di molte realtà che propongono cultura sul nostro territorio, associazioni, enti di volontariato e imprese. Il Corriere delle Valli è stato invitato a partecipare e a riprendere e seguire l’evento, cosa per cui ringrazio Alberto Podestà: in questa veste, ho preferito prendermi un po’ di tempo per analizzare nel dettaglio i diversi interventi e le proposte avanzate in questa sede, perché ritengo che oltre a riportare i fatti a volte sia necessario anche offrire uno spunto di riflessione.

Prima di tutto, voglio fare i complimenti al Circolo Culturale La Via del Sale che si è preso l’impegno di organizzare l’evento, che ha avuto un grande numero di oratori e di interventi è che ha richiesto molte forze e sacrifici; tuttavia, mi chiedo se sia stato scelto il momento giusto per proporlo, a circa due mesi dalle elezioni amministrative che vedranno quattro Comuni dell’Alta Valle su cinque al voto. L’occasione ha rischiato infatti di trasformarsi in una sorta di “tappeto rosso”, dove gli amministratori uscenti si sono impegnati nel mettere in luce i risultati ottenuti negli ultimi cinque anni e a promettere una “collaborazione” tra i diversi enti, senza però esempi o proposte concrete.

È chiaro che non si può pretendere impegno concreto a sindaci e assessori che non si sa se saranno riconfermati a breve (anzi, alcuni hanno già annunciato che non si ricandideranno, altri ancora non hanno sciolto le riserve), però è curioso poi andare a confrontare i discorsi positivi sulla progettazione futura con i budget a bilancio per questa attività previsti per il triennio 2019-2021 nei singoli Comuni. A Mignanego, ad esempio, non è proprio previsto un budget per questa voce di spesa.

 

L’intervento del Sindaco di Mignanego, Maria Grazia Grondona

Anche perché oltre all’annuncio poi bisogna studiare la realizzazione: l’Assessore Grosso del Comune di Genova butta sul piatto la possibilità di riportare in vallata la Tavola Bronzea, attualmente conservata al Museo Archeologico di Pegli, e possiamo rallegrarcene. A che scopo, però, bisogna chiedersi? Oltre a prendere il reperto e spostarlo (che di per sé è anche poco impegnativo, diciamolo), qual è il progetto? Quale collocazione avrebbe, quali percorsi turistici e culturali ci si propone di realizzare intorno a questo manufatto?

Il che sembra confermare la sensazione degli operatori economici e dei rappresentanti delle associazioni presenti con cui ho parlato dopo il convegno: ossia, che la progettazione, la ricerca di fondi e la preparazione per richiedere finanziamenti e sovvenzioni tramite bandi nazionali ed europei sembrano essere pratiche lasciate ai privati e ai cittadini interessati, a cui poi l’ente pubblico appone la firma. Se la risposta è che spesso questi bandi non coprono gli interventi o i progetti per intero, dall’altra parte ci si chiede chi, se non l’istituzione più a contatto con aziende locali e cittadini, dovrebbe avere facilità a trovare sponsor oppure accordi con banche o fondazioni per il saldo completo.

L’altro punto che lascia dei dubbi è come creare davvero una rete, se gli enti pubblici spingono le proprie iniziative, dimenticandosi però di coinvolgere (o anche solo di menzionare) altre realtà che non dipendono direttamente da loro. È il caso di Campomorone: il Sindaco Guidi è stata l’amministratrice più convincente al tavolo, più consapevole, che ha meglio illustrato le iniziative e le proposte culturali sul suo territorio… Eppure non ha neanche citato il Museo della Croce Rossa Internazionale, che pure si trova nel suo Comune. E se è vero che il Presidente del Museo, Giuseppe Pittaluga, era tra i partecipanti e gli oratori del convegno, è anche vero che se non si riesce a fare rete sul proprio spazio comunale, è difficile pensare di allargare la collaborazione a tutto il territorio della nostra vallata.

Altro argomento spinoso dal punto di vista progettuale è l’impiego ormai scontato dei volontari. Anzi, addirittura c’è stato chi ha rivolto agli amministratori pubblici l’invito aperto a “sfruttarci tutti” per eventi e manifestazioni. Io credo che il volontariato sia un molto molto nobile per impiegare il proprio tempo, ma che si sia già fin troppo ricorso ai volontari quando si parla di cultura, forse prendendo troppo alla lettera la famosa uscita di Tremonti, “con la cultura non si mangia”.

La cultura dovrebbe essere una ricchezza, una fonte di guadagno e di lavoro: è ragionevole che per una nuova iniziativa si metta in conto il primo anno di avvalersi di volontari, non potendo stimare i riscontri, tuttavia penso che una progettazione a lungo termine dovrebbe creare la possibilità di trasformare il volontariato in posti di lavoro o, almeno, in un percorso di formazione professionalizzante in modo che chi dona il proprio tempo al territorio goda di uno scambio mutuale, e non si senta più “sfruttato”.  

 

Il Sindaco di Genova Marco Bucci parla della sua idea di cultura, sotto lo sguardo attento del Presidente del Municipio V Valpolcevera Federico Romeo.

 

Mi rimane poi sempre un grande interrogativo: cosa si considera “cultura” o “attività culturale” al Comune di Genova?

Si usano le parole “cultura” e “marketing territoriale” come sinonimi e, sebbene il turismo sia assolutamente da incentivare, mi domando come si possano attirare turisti dall’esterno (dagli altri municipi e comuni della Città Metropolitana, dalle altre province, da altre regioni, dall’estero) se a livello locale manca la consapevolezza del territorio. In un territorio come quello dell’Alta Valle, dove spesso scarseggia proprio un senso di comunità a livello comunale, figuriamoci in senso più ampio, dove si perdono la storia e la consapevolezza dei luoghi che si abitano e delle buone pratiche da adottare per il rispetto dello spazio pubblico, è davvero la prima necessità il marketing turistico?

Prendiamo la proposta dell’Assessore Grosso: quanti sono effettivamente i cittadini, sugli 80.000 della valle, che sanno cos’è la Tavola Bronzea? O quanti conoscono bene la storia del Comune in cui vivono? Perché se non si lavora su questo, un reperto così prezioso rischia di finire a prendere polvere, dimenticato, e questo non deve assolutamente succedere.

È mancata a mio avviso la prospettiva di allargare l’offerta culturale in valle PER la valleprogetti e spazi innovativi per creare lavoro e proposte per i giovani della zona. Mi è sembrato invece che il clima in generale sia stato piuttosto conservativo, forse anche per la poca partecipazione di giovani all’evento, e che ci si sia concentrati piuttosto su come apporre un bel fiocco al pacchetto già esistente per presentarlo a chi questo territorio non lo vive. 

Tuttavia, è bene considerare questo convegno come un primo passo, che tutti dobbiamo impegnarci a fare nella giusta direzione.

«Questo evento è stato una cosa importante, è un inizio per andare avanti e fare degli incontri per tenere vivo il territorio», ci conferma Maristella Cuccadu, del Circolo Culturale La Via del Sale, che ha organizzato e promosso l’incontro. «Chi ha partecipato era contento e di dare inizio a qualcosa. Noi vorremmo riproporre l’evento dopo le elezioni, magari anche dopo il periodo estivo così che i nuovi consigli abbiano il tempo assestarsi, per vedere se escono nuove idee e proposte per la Val Polcevera. L’ideale sarebbe magari portare già bozze di progetto, così da provare a ragionare in concreto per realizzare qualcosa tutti insieme, togliendo le barriere, in particolare quelle politiche (quella diffidenza tipica di tutti, quando è una forza politica “avversa” a proporre un’idea), per lavorare davvero al bene comune».

La speranza quindi è che questi Stati generali siano un punto di partenza, e che già nei prossimi mesi si cominci a costruire qualcosa per i cittadini della Val Polcevera. Potrebbe essere anche uno spunto per i candidati dei quattro Comuni al voto: presentare progetti e creare una vera rete culturale e propositiva in Alta Valle.

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