Stati Generali della Cultura, seconda puntata: cosa si è detto al Castello di San Cipriano

A San Cipriano si è tenuta il 26 ottobre la seconda edizione degli Stati Generali della Cultura in Val Polcevera, questa volta incentrata più sulla cultura produttiva e sugli aspetti pratici di questo settore. Cosa è stato detto.

Si è tenuta sabato 26 ottobre la seconda edizione degli Stati Generali della Cultura in Val Polcevera, una manifestazione organizzata da Alberto Podestà e dal Circolo Culturale “La Via del Sale” con lo scopo di creare un tavolo di discussione e di conoscenza, prima di tutto, tra i tanti attori culturali in valle e creare legami, relazioni, opportunità. Ma dove eravamo rimasti?

La prima edizione si è tenuta a marzo e, secondo me, può essere considerata come l’apertura della campagna elettorale per i quattro Comuni che hanno poi rinnovato due mesi dopo l’amministrazione… E in effetti ciascuno ha colto l’occasione per evidenziare quanto di buono fatto negli ultimi cinque anni. Le parole chiave allora erano state reterelazioneprogettazione europea, ma più come concetti che come esempi pratici o proposte fattibili.

Tanto che eravamo poi usciti da questo appuntamento con un po’ di amarezza, perché forse ci aspettavamo più concretezza. Il risultato positivo è che tante realtà culturali di zona, associazioni, musei, iniziative, si sono confrontate e si sono incontrate, molte per la prima volta, perché sappiamo che fare rete è molto più difficile di quanto si pensi, e che spesso le realtà positive rimangono poi limitate alla cerchia di persone che le frequentano perché vicine o perché già note.

Concretezza che è arrivata questa volta, archiviate le elezioni (anche se tutti i Comuni dell’Alta Valle, tranne Campomorone, erano rappresentati dal rispettivo Sindaco): al Castello di San Cipriano lo spazio forse è stato anche distribuito tra gli imprenditori e i manager di progetti ben avviati e responsabili di strumenti utili alle proposte culturali. Non a caso il titolo è Made in Polcevera: la cultura si è affrontata da più aspetti, a partire dalle tante manifatture e produzioni storiche, d’eccellenza, presenti in valle, come la Preti 1851 srl e la Olio Santagata 1907 Spa.

Si è parlato ad esempio del recupero del mondo rurale come valore ed elemento identitario, un percorso che diversi imprenditori agricoli stanno portando avanti non solo con la riscoperta di prodotti caratteristici del nostro territorio (un esempio su tutti, la Bianchetta, il vino originario proprio delle nostre colline), ma applicando buone pratiche per la diffusione e la commercializzazione di questi prodotti, dimostrando che non solo di terra si può vivere, ma che si vive anche bene.

Può sembrare banale, ma l’agricoltura e la produzione agroalimentare sono un volano che potrebbe risolvere o almeno alleggerire molti dei problemi che affliggono la valle, come l’abbandono dei terreni e dei boschi e con esso il pericolo idrogeologico, la scarsità di lavoro, ma anche contribuire a creare percorsi turistici basati sull’enogastronomia che mettano in relazione produttori e ristoratori. Abbiamo sentito Cabella parlare del numero crescente di turisti che dal centro di Genova prendono il trenino di Casella, scendono a Sant’Olcese e visitano il suo stabilimento per scoprire tutti i segreti del suo rinomato salame. Quel salame che è storia del territorio, sapore e cultura. E così la Bianchetta, ma anche il basilico coltivato nelle serre a Prelo, e tanti altri sapori caratteristici di qui.

Interessante è stato anche il confronto con realtà come il FEI, Forum Economia Innovazione, un incubatore per start-up e giovani imprese e ad aiutare le amministrazioni a trovare soluzioni economicamente sostenibili per non tagliare servizi e offerte. Elisa Serafini, ex-assessore della giunta Bucci e fondatrice di questa proposta, ha portato l’esempio concreto del lavoro fatto sui teatri di Genova per fare in modo che non si dovesse rinunciare a questi luoghi di cultura e ha ragionato con il pubblico su come una cultura del lavoro diversa, ad esempio che favorisca il telelavoro almeno parzialmente, potrebbe avere un effetto positivo su una vallata come questa: meno traffico e più persone che possono vivere l’ambiente di piccola realtà locale, potendo effettuare i suoi consumi nei negozi di zona e mantenendo un ritmo di vita meno alienante.

Sui servizi che il turismo e che l’impresa possono portare generando una propulsione positiva anche per la comunità che vive un territorio hanno parlato anche Maria Silva, responsabile sviluppo del Great Campus agli Erzelli, e Gianbattista Ratto, amministratore delegato di Sgm (il mercato ortofrutticolo di Bolzaneto), due realtà che per lungo tempo sono state osteggiate e percepite come negative e pericolose, ma che lavorano sul territorio sviluppando servizi per chi vive nei dintorni (come l’asilo creato agli Erzelli e usato largamente più da abitanti della zona che da lavoratori delle aziende che si trovano sulla collina) o soluzioni per l’interesse comune (il progetto di Sgm con l’IIT sulle bioplastiche con gli scarti e le rimanenze ortofrutticole). E sono testimonianze interessanti, in un momento in cui si parla di coinvolgere la valle nel progetto del retroporto… e la paura che sia l’ennesima servitù senza poi veri ritorni per gli abitanti è molto palpabile, e vista la storia polceverasca, probabilmente condivisibile, ma attendiamo di vedere i progetti.

Anche perché in effetti, come ci ha ricordato anche Irene Fava, ricercatrice storica dell’arte, la logistica è stata una delle prime vocazioni della Val Polcevera: con gli strumenti dell’epoca, ma cos’era se non logistica la via Postumia, con i suoi mulattieri (i corrieri di una volta) e le stazioni di posta? E tutto “l’indotto” che si era sviluppato intorno alla necessità di spostare merci, come la tradizione di cestai sviluppatasi in particolare a Ceranesi (un’arte che oggi rischiamo di perdere e che bisognerebbe tutelare), con i maestri che non realizzavano solo le gerle che siamo abituati a vedere, ma che studiavano imballaggi con questo materiale adatti alla specifica spedizione.

Un’occasione per parlare quindi di cultura a tutto tondo: storia, tradizioni, trasformazioni, stili di vita, consapevolezza e tutela del territorio, tutela e promozione delle eccellenze, richiami turistici… Per una circolarità che crei nuove occasioni economiche e nuove motivazioni per non abbandonare la Val Polcevera. L’Italia è un paese eccezionale per la continuità del territorio: tra una grande città e l’altra ci sono ovunque cose da vedere, scoprire, gustare, e gli investitori stranieri vogliono investire in turismo d’élite: cicloturismo, mototurismo, turismo sportivo… La riqualificazione può attrarre e deve farlo investimenti stranieri. Manca avere una visione nuova dell’urbanistica: oggi il valore immobiliare dipende dalle infrastrutture, dalla viabilità e dai servizi che sono vicini all’immobile, ma soprattutto dipende da ciò che nell’immobile si mette. Il contenuto dà il valore al contenitore, e da questa idea si deve ripensare il territorio.

Chiudiamo questo resoconto con un dolcissimo esempio pratico che abbiamo potuto gustare a fine convegno: uno dei nomi storici ripetuti in questa occasione è stato quello di Niccolò Paganini, che come avevamo raccontato anche noi (clicca qui per leggere l’articolo) è legato alla valle e in particolare a San Biagio. Durante il convegno non solo abbiamo potuto ascoltare un brano del grande compositore eseguito dal Maestro Eliano Calamaro, che ha spiegato una tecnica ideata proprio sull’ispirazione dei suoni uditi a San Biagio, ma abbiamo assaggiato i cioccolatini di Massimo Migliaro, che si ispirano proprio ai Capricci di Paganini. Una linea di diversi gusti che permette di ascoltare un brano del Maestro scansionando un QR-code sulla confezione, diverso per ogni tipo di cioccolatino. Un’idea originale e brillante per legare un prodotto a un’eccellenza del territorio genovese non prendendone solo il nome, ma mettendosi in relazione e offrendo anche a chi magari non conosce la musica di Paganini un’occasione per scoprirla… e per innamorarsene. Un grande spunto di riflessione.

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