Sono stati parecchi gli spunti di riflessione presentati dal Comitato di Santa Marta, che da tempo tiene d’occhio la situazione della SP4 e segnala le situazioni critiche, chiedendo un intervento più puntuale e rapido dagli enti di competenza.
La preoccupazione principale è la cosiddetta “frana di Piancavallo” un versante franoso che è tenuto sott’occhio da anni e che, per ironia della sorte, non rientra nel territorio di Ceranesi per una decina di metri circa. Situato tra il cantiere dell’oleodotto e il cartello che segnala il confine tra i comuni di Genova e Ceranesi, segnalato dagli ormai familiari jersey, il versante collinare in questione dovrebbe essere una priorità per i lavori sulla SP4, secondo il comitato, a maggior ragione con la chiusura della strada a monte della frazione di Santa Marta. «Ci sono diversi massi che bloccano una conduttura che dovrebbe contribuire a far defluire eventuali detriti senza cadere sulla carreggiata stradale, di conseguenza in caso di una frana la strada potrebbe essere bloccata, con il rischio di isolare il borgo dal traffico automobilistico».
Se questa eventualità si concretizzasse, a questo punto si potrebbe accedere solo dalla passerella pedonale che collega Santa Marta a Campomorone, oppure arrischiandosi a scendere dalla Gaiazza lungo le strade secondarie, che però non sono in condizione di reggere un traffico continuo a doppio senso, per la loro configurazione e per lo stato di manutenzione. Anche il bypass aperto sotto al ponte ferroviario in questo caso sarebbe tagliato fuori.
«Il problema», ci hanno detto i rappresentanti del comitato, «è che questo intervento dovrebbe essere effettuato da Città Metropolitana, o dal Comune di Genova, ma è un rischio che coinvolge esclusivamente il Comune di Ceranesi. Il rimpallo di competenze anche in questo caso ha paralizzato l’intervento. Sono cinque anni che aspettiamo risposte in merito: per ora abbiamo avuto fortuna e la collina non si è mossa, ma con la strada chiusa dall’altra parte della frazione la situazione ci preoccupa ancora di più. Anche perché non servirebbe molto, da quello abbiamo visto una giornata di lavoro di un operaio con bobcat sarebbe sufficiente per mettere in sicurezza il sito».
Il comitato ci ha anche aggiornato sulle motivazioni della chiusura della SP4 oltre il bivio di Lavaggi: «Non è la frana il problema, sono due massi a bordo strada, bensì la capacità di tenuta della strada stessa. Ci siamo dimenticati che questo territorio decenni fa è stato scelto da tante piccole industrie anche per la presenza di rii molto ripidi che potevano generare l’energia necessaria a uno stabilimento. Quei rii non sono stati deviati, ci si è costruito sopra, in sostanza, ma l’acqua trova sempre una via. È stato fatto un test sulla tenuta di quel punto stradale e i risultati sono spaventosi, con il normale traffico che passa sulla SP4 correremmo il rischio che la carreggiata ceda e crolli nel torrente».
Un problema che si aggiunge al punto dove da mesi era attivo un senso unico alternato, all’uscita dall’abitato di Santa Marta procedendo verso la Ferriera, dove anche lì la strada mostra segni di cedimento per un problema analogo.
«La sensazione è che questa frazione sia all’abbandono, il che è assurdo, considerate le attività commerciali ma soprattutto i servizi comunali che sono presenti. C’è la sede del Comune: è davvero accettabile che un ceranesotto per venire a rinnovare la carta d’identità debba attraversare il territorio di altri due Comuni per raggiungere l’ente preposto?»
Per ora in merito non sembrano esserci disposizioni, mentre nelle prossime settimane dovrebbero essere installati alla Ferriera, presso i campi sportivi, i container destinati ai servizi medici e dove si attiverà anche la polizia municipale.
«Fa arrabbiare anche il fatto che si consideri solo la “discesa” verso Genova, come se nell’altra direzione i disagi fossero meno importanti», rincara un’altra cittadina che risiede in un’altra frazione, ma che sta già affrontando un problema importante a causa della chiusura della strada, «io ho necessità di recuperare mio figlio che scende dal pulmino scolastico alla Ferriera, ma con il traffico attuale per me che lavoro oltre Pontedecimo è pressoché impossibile arrivare in tempo adesso. Se il mio compagno non lavorasse in zona e non potesse occuparsene lui, non so come farei, dovrei pagare una persona, e non sono solo io in questa situazione. Eppure, viene tutto fatto calare dall’alto… È questo che avvilisce di più, non percepiamo possibilità di dialogo».
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