Un ricordo del Giro dell’Appennino 2019, in attesa del prossimo

Tra gli appuntamenti sportivi saltati per il COVID-19 c’è il Giro dell’Appennino. L’anno scorso abbiamo avuto una grande fortuna per seguire la gara… da un’ammiraglia.

Il palco vuoto prima della partenza dell’80° Giro dell’Appennino

In attesa di poter commentare il prossimo Giro dell’Appennino, e anche di sapere quando si potrà mettere in calendario, pubblico un ricordo del 2019, per tornare insieme almeno virtualmente in gara.

L’anno scorso ho avuto l’occasione di vivere un Giro da una prospettiva davvero singolare: sono salita a bordo dell’ammiraglia di una delle squadre partecipanti, la Amore & Vita, e ho percorso tutto il tracciato da Serravalle fino a Genova, vedendo da vicino il supporto che il team dà ai ciclisti durante la corsa. I rifornimenti, il sostegno, e il supporto nella lettura della strada davanti a loro.

È una visuale molto particolare, perché i team manager devono fare dei numeri al volante davvero spaventosi, sia per districarsi nell’ingorgo “tra colleghi” sia nel muoversi verso i propri uomini con il permesso dei giudici di gara, evitando i ciclisti avversari. Mi aspettavo una guida molto “sportiva”, ma ero decisamente ottimista: per fortuna, sopportando benissimo le montagne russe di ogni tipo ma patendo disperatamente l’automobile, mi sono organizzata per non mangiare né bere fino a dopo il secondo passaggio di Fraconalto e conseguente discesa dei Giovi… ed è stata un’ottima idea.

Ci si rende davvero poco dei cambi di posizione e delle manovre che fanno le ammiraglie guardando le gare in televisione o da bordo strada. Sono anche stata fortunata, perché la squadra che mi ha scarrozzato ha avuto due uomini in testa per buona parte della gara, e quindi abbiamo fatto degli allunghi per raggiungerli con i rifornimenti, per poi fermarci in attesa del gruppo. 

L’ammiraglia della Amore & Vita. Mi si intravede dietro il guidatore. 

I momenti che mi sono rimasti più impressi sono la discesa da Orero, dove abbiamo visto a pochi metri da noi un corridore scendere a una velocità pazzesca con non una ma ben due borse del rifornimento, dimostrando una bravura e un’incoscienza notevoli, il giro nella campagna di Novi, cercando lo spirito di Fausto Coppi (di cui si è ricordato il centenario della nascita)…

Ma l’esperienza più intensa è stata ovviamente la Bocchetta: la storica salita regina di questa corsa, che purtroppo per i miei ospiti ha segnato il rientro nel gruppo di Celano (già vincitore del giro nel 2017) e Ficara, i due corridori in testa, e che ha visto l’azione invece di Masnada e Cattaneo della Androni Giocattoli, che sono partiti a metà della Bocchetta rincalzando un ritmo alto e impressionante, visto dalla macchina… anche se il record rimane ancora e sempre a Gilberto Simoni.

 

Il traguardo volante all’altezza di Ponte Morandi

Colgo l’occasione per ringraziare l’US Pontedecimo per questa occasione, la squadra Amore&Vita che mi ha accolta a bordo, in particolare il suo manager, Fanini. È stata un’esperienza davvero emozionante, ed è sempre vedere tanta gente coinvolta su tutto il tracciato, perché si tratta di una gara storica del territorio polceverasco (anche se esigenze di sponsor nel tempo hanno spostato la partenza e l’arrivo) e anche l’anno scorso abbiamo attraversato Serra Riccò, Campomorone, Mignanego, e il Municipio V Valpolcevera. Un momento particolarmente toccante è stato il traguardo volante sotto ai monconi del Ponte Morandi, che dopo due mesi sarebbero stati definitivamente abbattuti e che oggi sono sostituiti dall’impalcato della nuova struttura – proprio oggi completato.

Un abbraccio a tutti, in attesa che passi l’emergenza e si possa tornare a incitare i corridori su per la Bocchetta.

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